Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 20 - 16 maggio 1914.pdf/2

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Unite indissolubilmente le sorti di Genova a quelle del Regno Sardo il Brignole Sale attese trarre dalla nuova situazione il miglior partito. Mentre la città natia gli conferiva le più alte magistrature Carlo Alberto lo nominava ministro di Stato e lo inviava suo ambasciatore a Madrid, a Pietroburgo, a Vienna, a Parigi; dappertutto egli lasciò fama di uomo avveduto; integerrimo c. munificente. Nel 1848 Carlo Alberto la chiamò nel Senato — era la prima ((infornata» -- insieme col vescovo di Casale mons. Calabiana poi arcivescovo di Milano. La carriera diplomatica venne troncata nel 1850. 11 Brignole era allora ambasciatore a Parigi. Appreso l’intendimento di proporre la legge Siccardi circa il foro ecclesiastico — con la quale formalmente si iniziò il conflitto con la Santa Sede, egli manifestò immediatamente la sua opposizione il ministro d’Azeglio; e di fronte alla persistenza del ministero nel preso atteggiamento dichiarò recisamente di non poter seguire sulla nuova via il governo, e perciò rinunciare a rappresentarlo. In Senato prese la parola, la prima volta, nella discussione della legge Rattazzi contro gli ordini religiosi. Naturalmente egli fu tra gli oppositori risoluti, insieme col conte di Castagneto, mons. Calabiana, il conte Collobiano, il maresciallo della Torre, il generale di Maugny ed il conte di Collegno. Ricordando la condanna della legge portata da Pio IX nel concistoro del 22 gennaio dichiarò: «Questa sola pontificia sentenza basterebbe, secondo l’intimo mio convincimento, a troncare ogni discussione, imperocchè il non ricon iscere le deciioni del Papa emanate sopra materie riflettenti il domma non solo ma eziandio la morale, sarebb:.., un voler sostituire il proprio giudizio a quello del SUolerno Pastore e deviare dallo spirito e dai precetti della cattolica religione.» Identico atteggiamento tenne su quanti altri argomenti riguardassero i diritti della Chiesa e della coscienza cattolica; e nessuno di quanti conoscevano il carattere del Brignole Sale meravigliò quando, dopo il voto del Parlamento, proclamante il regno d’Italia ed alla vigilia dell’altro voto sulla questione di Roma, egli (21 marzo 1861) scrisse alla presidenza della Camera alta dichiarando come il cambiamento del Senato in Senato del regno d’Italia — «cambiamento che notoriamente proviene da annessioni territoriali alla Monarchia Sarda incompatibili con le religiose e politiche pie convinzioni, e contro le quali non ho lasciato di protestare in pubblica assemblea.» — gl’imponesse l’obbligo di ritirarsi da tale Consesso. E’ l’unico caso che fino ad oggi la storia parlamentare italiana registri, di dimissione da senatore. Questo atto suscitò viva emozione; nessuno, però — neppure l’avversario più accanito — osò mettere in dubbio la sincerità dell’amor patrio del marchese Brignole Sale ed il fervore dei suoi desideri perchè l’Italia fosse nazione grande, rispettata e gloriosa. Nessuno poteva di e la parte primaria da lui avuta al celebre Congresso degli scienziati italiani (l’ottavo) tenuto in Genova nel settembre del 1846. Egli era allora decurione di città e ministro di Stato, e tenne la presidenza generale del Congresso inauguratosi nel palazzo ducale; precedette una imponente funzione religiosa in San Lorenzo. Vi accorsero novecento studiosi d’ogni parte d’Italia; e dopo il Brignole, rr r "S.

Sale parlò il principe di Canino, Carlo Bonaparte, recati’ do gli auguri di Pio IX, il quale aveva consentito alla partecipazione degli scienziati degli Stati pontifici. I° quella circostanza fu posta, in piazza dell’Acqua Verde. la prima pietra del mo numento a Cristoforo Colombo• e nella premiazione dell’Esposizione di manifatture e prodotti agricoli l’arcivescovo mons. Tadini benedisse fra applausi, la schiera degli onesti faticanti. Dell’opera del marchese Brignole Sale, in quell’O" venimento, scrive il marchese Paris Salvago (poi deP°’ tato e padre dell’attuale ministro plenipotenziario Salve’ go Raggi): «Noi abbiamo ancora presenti nell’animo ie. ansie, i timori, le sinistre previsioni di pochi; le ridenti speranze e le generose illusioni di molti; le allora equi" voche associazioni ed il silenzio calcolato ed inesplicl’bile di alcuni. In tanta incertezza d’animi, in cosi diver. so agitarsi di sentimenti, la presenza riverita ed autore’ vole del marchese Brignole Sale dissipò le prevenzion i; fu arra di ordine, di concordia; impedì con fermezza d prudenza che, con grave scapito delle scienze, si fuor’viasse. E ricorderemo come nell’inaugurare quelle riti., nioni di uomini rispettabili, ma che non tutti, siccome gii avvenimenti fecero conoscere, condividevano i princig religiosi e politici del loro presidente, egli pronunziò, e°11 nobile franchezza, parole improntate a quella fede vivi/ di cui si mostrò sempre figlio devoto e caldo difensore"’ Il celebre editore Pomba di Torino colse l’occasi°’ ne per lanciare il numero di saggio del Mondo illustrai.»giornale universale»; il primo articolo era dedicato ai»Congressi scientifici in Italia» iniziatisi a Pisa nel 1839’, e recava in prima pagina, prima colonna, il ritratto de marchese Brignole Sale, figura affabilmente austera di i patrizio genovese autentico; incutente rispetto e vener zione in solo guardarla.

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E lascio parlare il marchese Salvago. i «Un monumento non perituro del santo desider, che aveva il Brignole di veder propagati con la luce de’ Vangelo i lumi di una civilizzazione veramente bene0 e salutare, resterà nel collegio fondato, col concorso dei la marchesa sua consorte, per le Missioni straniere.»Fu un giorno di inenarrabile gioia per l’animo de I febbraio del 1855; quando Oli: l’illustre patrizio, gurò la religiosa istituzione. Assistevano alla sacra ceri monia coll’arcivescovo di Genova, il vescovo d’Orlea fis: mons. Dupanloup, il Superiore generale dei mission° di San Vincenzo de’ Paoli. Le parole pronunciate: quell’occasione dal generoso fondatore, valgono esse se lo un elogio, dipingono al vivo l’uomo, che a noi apP31.0 tanto più grande quanto più cerca impicciolire l’oPera di cui dava vita. Egli arricchiva Genova e la cristianità un Collegio destinato ad educare negli studi sacri vedi tiquattro giovani, scelti da diverse diocesi d’Italia e o Francia, per mandarli poi missionari a disposizione ele;„•, Congregazione di Propaganda Fide. E per atto di 1.9’. ma volontà, ma vivente ancora, noi lo vedemmo COn gnanimità unica, e degna di essere imitata, spogliarsi ricchi censi per redimere anime a Gesù Cristo. A l ettO «Quest’era il beneficio che faceva alla sua u"Genova; ma le parole di lui cercavano far dimenticare