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gliuzza che ci hai, mentre tu non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita, cavati prima dall’occhio tuo la trave fratello. S. LUCA, cap. 6.

Spiegazione. Gesù Cristo è certamente il modello d’ogni virtù, e nel suo Vangelo tutte le insegnò; ma ve n’ha una ch’Egli più di tutte inculcò, e più insistentemente praticò, la mi sericordia, cioè verso il prossimo. Anzi osservando il modo con cui ne parla, si direbbe che in tutta la sua religione non vi sia altro dovere. Nel giorno del finale giudizio non ha Egli detto che la sentenza definitiva di ciascun uomo sarà desunta dal modo con cui si avranno esercitate le opere di misericordia verso di Lui, nella persona dei suoi fratelli? — In questo Vangelo Egli ci presenta il modello di questa virtù. E qual’è questo modello proposto alla nostra imitazione? -- La misericordia di Dio verso di noi, deve essere la regola della nostra verso i nostri simili. Siate misericordiosi, come anche il vostro Padre è misercordioso (S. Luca, Cap. 6). Questo dovere, preso alla lettera, sarebbe impraticabile, giaochè all’uomo non è concesso raggiungere l’infinito; ma sebbene l’uomo si trovi nell’impotenza di raggiungere questo modello, bisogna tuttavia che lo tenga sempre davanti agli occhi per rassomigliargli, fin dove lo permette la debolezza della sua natura. Ora nella misericordia divina brillano due caratteri princiPali: 1.o Essa abbraccia tutti gli uomini, senza eccezione, grandi e piccoli, sapienti e ignoranti, amici e nemici. 2.o Essa si estende ad ogni sorta di beneficii, tanto nell’ordine spirituale quanto nell’ordine temporale. Il Salvatore, dopo av‘er dato il precetto generale della misericordia, passa ad insegnare il modo pratico per eseguirlo. E quindi vieta il giudizio temerario; peccato opposto non solamente alla carità, ma ancora alla giustizia; comanda il perdono delle offese, il-lattea il dovere dell’elemosina e fulmina con parole severe l’ipocrisia, la quale è la negazione d’ogni rispetto a Dio e agli uomini, ed è per conseguenza il solo delitto che non trova misericordia nè presso Dio, nè presso gli uomini, perchè l’abuso delle cose sante chiude la via di un sincero ritorno a Dio, illude lo spirito e consuma la finale impenitenza.

Riflessi. Stando alle parole del Vangelo parebbe che Gesù ci divieti qualsiasi giudizio sui fatti altrui. Non è così; poichè vi sono azioni, la cui malizia è così manifesta, che portano scritta in fronte la loro condanna. Com’è possibile infatti non pensar male e non giudicar male quando si tratta di furti, di calunnie, di violenze e di scandali d’agni genere? — Quello che Gesù ci proibisce si è di pensare e di giudicare temerariamente del prossimo. E invero vi sono azioni, che non presentano alcun carettere manifesto di malvagità e di malizia; come vi sono azioni neppur riprovevoli in sè stesse, ma che solo hanno un colore, un’apparenza di male. Or bene: in questi casi il pensar subito sinistramente e alla peggio, non è.giudicare temerariamente il pros 197

simo? Peggio ancora è quando si tratta di azioni per sè indifferenti, che desumono la loro malizia soltanto dall’intenzione di chi le compie. Voler indovinare le intenzioni per le quali opera il prossimo, non è incredibile temerità? Salo a Dio appartiene il giudicare le intenzioni, perchè solo Lui è dato il conoscerle. — Peggio poi quando si torcono in mala parte le azioni stesse più virtuose e sante; quando si accusa d’ipocrisia la pietà, di cupidigia la parsimonia, di vigliaccheria la mitezza, di finzione la prudenza, l’ostentazione la carità, come tacevnto i Farisei antiche, che malignavano sempre sulla cindotta di Cristo, e come fanno i farisei moderni, che malignano sempre e a qualimpe osto sulle azioni di ce’cro, che non appartengano ai loro partito, e che per nessuna cosa al mondo intendono rinunciare alla loro di, gnttà d’uomini ragionevoli e liberi, ascrivendosi al noero di coloro che costituisco t) la zavorra della società, il servum pecus, che tutto e sempre approva quello che loro viene fatto credere venire dall’alto, anche le incongruenze, le cretinerie e le infamie. Ah! badiamo che si farà uso con noi della stessa misura, di cui ci saremo serviti per misurare il nostro prossimo!

Conseguenze pratiche. Dice il proverbio che noi tutti portiamo dalla culla alla tomba appese al collo due bisaocie, nell’una delle quali stanno i nostri difetti, nell’altra i difetti del prossimo. Ma, ecco quello che avviene: la bisaccia dei difetti del prossimo la teniamo sempre davanti; quella dei nostri....sempre di dietro. Strana fatalità! non è vero? Ebbene, su da bravi, invertiamo le parti, e sarà tanto di guadagnato per noi e per gli altri. Se noi guardassimo sempre i nostri difetti, avremmo iil coraggio di censurare quelli degli altri? E’ tanto facile distinguere una trave da una pagliuzzal.... Perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato (S. Luca, Cap. 6). Quale contorte e, direi anche, quale sicurezza di perdono per noi, povere creature, fallibili •e meschine! La nostra salvezza è posta nelle nostre mani; essa, stando alle parole di Cristo, pare dipenda unicamente da noi. Perdoniamo, e saremo perdonati; siamo larghi di soccorso verso chi soffre, e sarà versato nel nostro seno una misura calcata e sovrabbondante (S. Luca, Cap. 6). Chi rifiuta un mezzo tanto facile di salvezza, non è egli inescusabile? Perchè osservi una pagliuzza nell’occhio del tuo fratello e non badi alla trave che hai nel tuo occhio?... Ipocrita, cavati prima dall’occhio tuo la trave; e allora vedrai di cavare la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello (S. Luca Cap. 6). 0 buon Gesù, ai vostri occhi trova misericordia e perdono una Maddalena, un Zaocheo, perfino un ladro, che sulla croce si converte; non mai un Fariseo ipocrita! Per gli ipocriti voi non avete che minaccie e parole roventi... Tornate, tornate, o buon Gesù, su questa povera terra; i degni figli di quei Farisei, che vi confissero in croce, ogni giorno, ogni ora, ogni istante insultano, calunniano, vilipendono e, se fosse in loro potere, crocifiggerebbero anche coloro, che, mentre si gloriano d’essere vostri seguaci, non intendono per