Pagina:Il buon cuore - Anno XIII, n. 31 - 29 agosto 1914.pdf/2

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«La donna moderna che un complesso fenomeno sociale ha sospinto fuori del focolare domestico per procurarsi un lavoro remunerativo, ha creduto che solamente questo lavoro extra casalingo facesse di lei un efficiente ’economico, la rendesse utile alla ’società, le desse tutti i diritti’, riconoscesse ’la sua dignità e la sua indipendenza. E così si sono visti stuoli di fanciulli (par- • liamo sopratutto ’di quelle di modesta coltura e che non ebbero mai vocazioni speciali) occuparsi negli uffici in piccoli impieghi ’modesti, disertanti a una a una la casa, ove era però una vecchia mamma o una sorella maggiore, che facendo in casa loro tutto quello che le impiegate non possono fare, le metteva in condizione di usufruire realmente del loro umile guadagno. Ma intanto chi valutava quel lavoro domestico? Nessuno. Non quelle che lo compievano e lo compiono apparendo, in confronto degli altri membri femminili della famiglia, capaci ’di guadagnane perfino cento lire, quasi in condizione d’inferiorità; non l’e operaie disertrici delta casa che non sanno valutare quel ’che non saprebbero fare. Mia il giorno in cui la lavoratrice, (piccola impiegata o maestra giardiniera va a m’aiuto e in casa non v’è più chi s’affatica per lai, quale sarà l’utile vero o reale del guadagno? La contessa di Robitaint ’ha fatto a questo propensi«) un’inchiesta interessante, e ha disteso dei piccoli bilanci eloquentissimi. La casa necessariamente affidata a mani mercenarie, da necessità per ’ambedue i coniugi di fare almeno uno dei pasti fuori divorano quasi per intero il guadagno femminile, mentre ci scapitano i figliuoli, la salute della madre, talora anche da feiicità coniugale. La questione a dire ’il vero non è nuova, e ’dia tempo molti, ’specialmente gli ’uomini, ragionavano così. Nondimeno la donna ormai ’abituata a mordere il gustoso frutto della indipendenza economica non sa rinunciare a quella sua quotidiana fatica pur se le stremi le forze, pur se in utima ’analisi non le renda quasi nulla. E’ ’dunque in molti casi una questione morale ’più che economica. E.perchè la donna tornasse sorridente e orgogliosa alla sua casa, cui pur l’avvincono femminile e l’affetto ’materno, bisognava si rendesse ben conto del valore del proprio lavoro casalingo. Valore che si potrebbe benissimo ’tradurre in cifre esatte solo che si ’avesse cura di notare ciò che può far la danna per alleggerire il bilancio ’domestico. Anzi ella può far tanto di più quanto è più colta, istruita, educata. marito evitandogli ausili Potrà in molti casi ’aiutare mercenari; sostituire maestre e governanti nell’educazione dei figli e potrà rendersi utile in cento casi, in mille circostanze* diverse. Solamente bisogna che di questa sua efficienza economica nella casa siano persuasi torti’, la società, lo Stato, il marito, la famiglia. Persuasi e non solamente a parole. Così almeno pensano la contessa di Robilanit e l’e propagandiste tedesche. Senza dubbio sarebbe folle pensare di vedere attuato ciò che qualcuno tra proposto: di assegnare cioè un corrispettivo al lavoro casalingo della donna. Questo sarebbe indecorosua missione di so per la donna stessa che compie amore. Ma senza farle offesa, da legge potrebbe o do vrebbe considerarla comproprietaria dei risparmi del marito, e potrebbe richiedere dia questi, che compisse a favore delta moglie qualcuna quell’e opere ’di previdenza che la mettessero al sicuro nella vecchiaia o nella vedovanza. Ad ogni modo, le signore ’tedesche ’in attesa di queste nuove disposizioni a favore della donna di casa, ’hanno fatto molte cose da sè. Hanno ’cominciato intanto a fronteggiare il nemico, il più aspro nemico anzi della buona massaia: il rincaro della vita. Si sono dette le bionde e rosee’«ménagères» tedeschi:- — • «Noi abbiamo in mano un’arma potente: il ’denaro con cui dobbiamo provvedere ai bisogni iella ’nostra famiglia. Tutto questo denaro ’insieme costituisce milioni miliardi anzi. Organizziamoci per spendere bene il nostro denaro e coloro che ci vendono tutto ciò di cui abbisognanno, dovranno venire a patti con noi. Così hanno stabilito nei vari rioni della città altrettanti piccoli uffici con l’incarico di organizzare le madri di famiglia. Queste, costituitesi in lega, scelgono quei fornitori che ’promettono di fornire i generi di migliore qualità al ’prezzo più modesto possibile. Anzi molto spesso sono le signore stesse che in rapporto al ’listino dei mercati fissano i prezzi, ed i negozianti ’debbono naturalmente sottostare alle giuste ’esigenze di questi clienti che possono da un momento all’altro,boicottarli. Le donne così organizzate ascendono a 16.000 nella sola Vienna, e ’in tutta ’l’Austria costituiscono già un piccolo esercito di 30 mila. Esse hanno già ottenuto il ribasso dei generi di prima necessità, mentre hanno ’diritto, alla fine dell’anno ad una percentuale sulla somma spesa presso fornitori di questa novissima associazione. L’unione delle «casalinghe» è divenuta rapidamente potentissima. Una sua delegata è ammiessa al Ministero d’agricoltura e commercio ed è consultata nelle questioni relative ’ai dazi dei generi alimentari un’altra rappresentante dell’unione fa parte di una delegazione municipale per la sorveglianza igienica delle case. Infine le socie pagano una sola lira al mese (non bisogna dimenticare che sono già trentamila) hanno diritto in caso di mala’tti’a di essere ’curate e operate gratuitamen te e ad una pensione nella vecchiaia. In tal modo le madri di famiglia nelle cui mani passa la maggior somma di denaro di una nazione, hanno saputo dare un valore economico alla loro posizione, quel valore che è in fondo ila principale ragione di ogni ’altra forma di attività mittliebre imposta ’e voluta dalla società moderna. Evidentemente tutte le donne che debbono da sè soltanto provvedere ’alla propria esistenza e quelle altre che’ ’debbono fare del minuscolo ’bilancio una specie di miracolo giornaliero, e che pur volendo lavorare in casa e per ’la casa non potrebbero, perohè questa quasi noe esiste, o si ’riduce appena a un ricovero ove passare la notte, tutte queste creature o troppo povere o tropPo sole debbono continuare ’a lavorare nell’officina nella bottega, nell’ufficio; tutte le altre cui il lavoro è un aiuto molto modesto, e solamente una soddisfazione morale ’debbono far bene i loro calcoli, per accorgerai che infine lavoro casalingo non t ’meno fecondo e reinu nc qt

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