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330 il buon cuore

A quando?

Dalle pianure inondate e melmose, dalle lontane selve isterilite e gelide, giunge a noi, lugubremente, il lamento desolato di tante giovani creature morenti, dilaniate, mutilate, squarciate. Migliaia di pupille che già conobbero il sorriso dell’amore e della gioia, e che si chiusero invocando la mamma, fissano ora in un macabro stupore di morte il cielo livido e tetro, aspettando a lungo, forse invano, il riposo di un comune sepolcro. Il, loro sangue scorre a rivi, chiazza di toni purpurei la terra, s’aggruma, si cangia in melma nerastra e scende lento a fecondare le zolle.... Quei morti, quelle migliaia e migliaia di giovanili esistenze schiantate nel fiore della vita, ci straziano il cuore; è una visione che turba, che assilla, e sgomenta, e che fa gridare inorriditi: Fino a quando, mio Dio? Fino a quando continuerà questo immane macello? Il voto santo e pio del Pontefice otterrà davvero un’ora, un giorno di tregua? Come gustare coll’animo lieto, le serene feste del Natale? Pensavo dianzi alla nascita del Divino Fanciullo, rievocando la scena squisitamente gentile della grotta di Betlemme, l’angelico coro osannante, la venuta dei pastori lieti e turbati e pur sì consci del divino evento. E m’ero assorta in quella rievocazione dolcissima, finchè il ricordo dell’orrenda Strage degli Innocenti mi ricondusse al primo, insistente pensiero. Perchè Erode aveva commesso quell’atto così barbaro ed inumano! Unicamente per salvarsi da un rivale supposto e temuto.... Nell’onda di COMMOzione che aveva invaso il popolo di Israele all’annunzio della nascita di Gesù, della profezia di Simeone, e del cantico di Maria nel suo incontro con Elisabetta, egli tremò di scorgervi una diminuzione del suo potere, un pericolo oscuro per la sua sovranità. E la strage fu compiuta, benchè invano.... Ora, i tempi sono,,cambiati, le ragioni di questo spaventoso massacro possono assumere spiegazioni e forme più civili. Ma nulla è mutato nell’orrore dell’atto dispotico e brutale. Non son bimbi ignari che il coltello omicida squarta e sgozza, ma son milioni di grandi fanciulli che la mitraglia falcia e schianta senza pietà alcuna. Il pianto di Rachele è forse più inconsolabile e straziante di quello delle madri d’oggi che piangono Moro figli scomparsi in quel turbine infernale? L’onore, l’amore di patria servono ora a spiegare ripugnanti eccessi... Ma in fondo, in fondo, la guerra presente non è forse causata dallo stesso egoismo brutale di emergere, conquistare ed annientare quanto serve d’impaccio a salire, a dominare? Povera umanità, a cui non son bastati, per redimerla, nè la venuta di Cristo Redentore, nè il martirio del Golgota;,povere anime traviate, a cui diciannove secoli di civiltà e di progresso han solo dato una parvenza di effimera elevazione spirituale! Al primo urto, al primo cozza, ecco la barbara ed indomito natura risollevarsi dul fondo delle coscien ze stagnanti e slanciarsi focosa, brutale, feroce, a dilaniarsi l’un l’altro, allora, come oggi, come sempre! Nella guerra odierna non sfolgorar un santo ideale; i. cuori non tremano, anelando ad una libertà doverosa, sognata, conquistata col sacrificio e col sangue. Non vi è che un feroce desiderio di conquista, non v’è che un sordo, incosciente livore di razza, che un insano tormento di dominazione, di dispotismo, di vandalismo, da parte di coloro che hanno lanciato verso la morte milioni di creature innocenti. Gli eroismi, le folli, disperate resistenze, lo sfoggio di forze e di Mezzi superiori, a cui assistiamo, dolorando, non fanno che rendere più cruento e spaventoso e barbaro questo universale conflitto. E’ atroce, e vien fatto di chiederci, sgomenti: A che è servito l’esempio di fraternità e di amore, lasciatoci da Cristo medesimo colla sua vita terrena, coi soavi suoi precettì evangelici? E quando verrà il giorno in cui gli uomini si chiameranno e si ameranno veracemente come fratelli, invocando nella pace del cuore un solo Dio? Canteranno essi allora, concordi, il Magnificat, il dolce è maestoso canto che apre i cuori chiusi, che permette di comprendere fino in fondo quel divino poema cristiano, sgorgato limpido e puro dall’angelico petto di Maria? A quando, mio Dio, a quando? CAROLA COGGIOLA. Natale 1914.

La ballata del velo nuziale Alla Contessina MARIA-GABRIELLA BACCI nel giorno delle sue nozze col Principe BUFFO DELLA SCALETTA

L’hanno ravvolta in un candido velo l’han fatta sembrar cosa di Cielo. Poi con le rame de l’arancio in fiore ne adornan la persona e il capo biondo: a lei d’intorno un angiolel d’amore alita, il più leggiadro, il pia giocondo: nell’occhio suo, cèrulo e profondo, si rivela l’ardor del core anèlo. Il santo ardor, che nel casto e pudico animo le ha svegliato quel gentile che le sta accanto come forte amico le irradiò de la vita l’aprile: per lei sì dolce, sì modesta e umile oggi la terra ben somiglia al Cielo l E il Cielo stesso, per il labbro santo del Vicario di Cristo, consacrare vuole l’amore che in leggiadro incanto ha legato quell’anime sì care... Com’è soave, movendo all’altare, la bella sposa sotto il bianco velo 1.. 28 novembre 1914

SILVIA- ALBERTONI TAGLIAVINI

Nota. — Le auspicatissime nozze furono celebrate in Vaticano. nel salone della Contessa Matilde, dallo stesso Sommo Pontefice Benedetto XV.