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IL BUON CUORE 27


«I noster che ghè lontan, in Francia, in. meric•. in di desert de •l’.Úrica, se fan un sogn de nott, „ (the par de vede ona roba bianca che se moeuv, che trema in aria, e te set ti, o Domm, che han portaa via nel coeur, e con ti ghè tutta la storia di vece, di parent, della cà, del Campari, del Biffi, della Scala... de tutt! Te set come un liber stampaa coi vignett, quel dì che poden torna., a quaranta mia de c-Anencien a,sbritià dai finestrin del vapor, e guarden e cerchen fra i piant de rover, e,guarden e cerchen in mezz alla nebbia di riser, fin che Te veden... o t,:, he par... Vali innanz aneamò, el coeur el ibatt come un magnan, quanti fra un tecc e una beola,,sott iut ragg de sei, te cOmparet ti. o Madonnina benedetta ciel noster Domm, che te set la mamma de tucc!... E; allora se piang, sangua de gio! se piang come bagài, ven inment i vers. del Véspasian Bignamum:

O Madonna indorada del Domi,, fina tcmt che te vedi a lusì, ini sto ben; sont allegher, fo i tonni’. Ma on moment che no t’abbia pii ti, sotta i oeucc — o Ma-donna del Doinin senti un vacui, g’hoo Un magon de no dì. Sbarlusiss, o Madonna del Domm! Che te veda de nott e del flì!.. Senza ti, Menéghin l’è pu omm... O Madonna indorada del Domm! (*) Eco forte, eco pia del passato, sussurro di ricordi soavi, che forse,’ahimè! nè sentono, nè,ponno tendere taluni. E’ fede l’ispirato sentire 0oix)lare: per entro il quale, come le radici s’allungano e diramane profonde. saldezza e rigoglio dell’albero che solenne le burrasche sostiene e spezza! s’eleva il magnifico (li questa ’, poesia, più di anime che di poeti! Nell’ora raccolta della Mente, nel silenzio sa- pienté del cuore che trepida e palpita, al cospetto mesto e pur,consolante di pie memorie, nasce e cresce, lirica spontanea, prece ed inno, la preghiera alla Vergine. Essa sorge e si libra dal cuore che trepido agogna conquiste di virtù, non conosciute al mondo, a D:o sol note, vittorie, secretamente gloriose, di bontà acquisita con eroismo secreto, in un abbandono immenso nella bontà del Padre nostro. «Te auspice, Maria, Madre di Dio, Madre nostra, Regina. dei Cieli, Unica Speranza, Indomabile aiuto dei mortali.» E’ ben più che lirica la preghiera che intensifica tali attributi della Divina Vincitrice:

Misericorde Madre, salve! Nostra vita e dolcezza, spente soave, salve! Immacolata, umile ancella! gli occhi in Dio sorisi, agli esuli Tù volgi, o Tu clemente, Tu pia, de’ Figli d’Eva scorta sicura. (*) Emilio De Marchi. Milanin, Milanon. Casa ed. Castoldi.

alì.,e! o di Dio la Madre! Salvc, Maria, Regina nostra. (*) O forse non sono poesia della devozione a Maria, poesia sorta, semplice e schietta, dall’estro degli ingenui, estro lirico, la poesia che spira dai romiti tabernacoli campestri e, più ancora, da quella rude e iorte povertà della pietra con cm l’uomo dell’alpi edifica le piccole teche di pietà e di Fede, atomi (l’infinito, che l’edera e l’eriche adornano con sì gentile vigore? Sono i primitivi rifugi, che disegnò ed eresse la carità alpigiana agli sperduti fra le rocce, cigli degli abissi, quando la nebbia sbarra itl ritorno, e la tormenta, inesorata, travolge persin le pietre! (*) Piero Magistretti, Camene ed estasi. AN. DO-NI. CCCLXIX. - Biella 25 giugno 1910.

(Continua)

PIERO MAGISTRETTI.


Religione


Vangelo della Settuagesima

Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi Discepoli questa parabola: E’ simile il regno de’ cieli a un padre di famiglia, il quale andò di gran mattino a fermare dci4avoratori per la sua vigna. Ed avendo convenuto coi lavoratori a un denaro per giorno, mandolli alla sua vigna. Ed essendo uscito fuori circa all’ora terza, ne vide degli altri che se ne stavano per la piazza senza far nulla, e disse loro: Andate anche voi nella vigna, e dammi quel che sarà di ragione. E quelli andarono. Uscì anche di bel nuovo circa l’ora sesta la nona, e fece l’istesso. Circa l’undicesima poi uscì, trovonne degli altri che stavano a sedere, e disse loro: perchè state quì tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perchè nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Venuta la sera il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori, e paga ad essi la’ mercede, cominciando dagli ultimi sino ai primi. Venuti adunque quelli che eran andati circa l’undicesima ora, ricevettero un denaro per ciascheduno. Venuti poi anche i primi, si pensarono di ricever di più: ma ebbero anch’essi2un denaro per uno. E ricevutolo mormoravano contro del padre di famiglia, dicendo: Quei sti-ultimi hanno lavorato un’ora, e gli hai uguagliati a noi, che abbiam portato il peso della giornata e del «ddo. Ma egli rispose a un di loro, e disse: Amico, io non ti fo ingiustizia: noni hai tu convenuto muco a un denaro? Piglia il tuo e Vattene: io voglio dare anche a questo ultimo quanto a te. NOI: posso io dunque far quello che mi piace? Od è cattivo il tuo occhio, perch’io son buono? Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi: imperocchè molti sono i chianiali, ma pochi gli eletti. (S. MATTEO, Cap.

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