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29 IL BUON CUORE


za dovere sono i doveri vergo la società, in tutte le condizioni nelle quali possiamo trovarci, in tutte le professioni che possiamo esercitare, siano portate dalla necessità o dalla libera azione, operai, negozianti, professionisti, magistrati,’ soldati, tutti quei doveri, che si riassumono in un solo dovere, altrettanto nobile quanto necessario, il dovere di servire utilmente, nobilmente il paese in cui siamo ’nati, la nostra patria, facendola indipendente, libera, grande, Potente, amata, rispettata, contingente prezioso del progresso e della civiltà del mondo! Sono grandi i nostri doveri nell’ordine della natura, come figli della società; più grandi ancora sono i doveri nell’ordine della grazia, i doVeri come membri della Chiesa., Lasciamo,che i poteri civili proclamino il loro carattere di laicità. Questa dichiarazione può essere un bene, quando si riducesse a proclamare la incompetenza del potere dello Stato a legiferare nelle materie della Chiesa; diventa ingiustizia,, diventa tirannia, quando il. potere civile non riconosce, non rispetta il fatto dell’esistenza della Chiesa, peggio quando ne offende i diritti, ne ostacola il culto, proibisce la sua libera azione su libere coscienze. Ma qualunque sia l’azione dello Stato, resta sempre intangibile il nostro diritto di compiere i doveri che noi abbiamo verso la ChieSa, ’doveri individuali, doveri collettivi, doveri che rappresentano un primato di dignità e di impero. Doveri individuali, nell’istruirci nelle verità della fede, nel Sollevare le nostre preghiere a Dio, nel ricevere’i Sacramenti a norma del bisogno e del rispetto alla legge, nel procurarci e nel conservare sempre nel nostro cuore la grazia del Signore, che forma in noi la vita sopranaturale, luce, forza, elevaìione, perfezione della vita naturale, che costituisce il ’merito di tutte le nostre azioni grandi e piccole, facili o difficili, che mano mano andiamo compiendo. Doveri collettivi, nel provvedere alla istruzione religiosa dei figli, nel consigliare e nel non impedire gli ultimi sacramenti ai parenti, ai genitori, nell’assistere alle sacre funzioni, nel versare generosamente l’obolo necessario per la costruzione ed il decoro dei sacri Tempi, per l’incremento delle opere cattoliche, per la propagazione della fede; per l’unione delle Chiese, pel trionfo sulla terra del regno di Cristo, n Ero di’ pace, di verità, di amore, immagine e preparamento del regno eterno.cti Cristo nel cielo. Non è affatto necessario il mostrare a questo punto ’quanto sia doveroso’ ed utile il rispondere alla chiamata del padre di famiglia per lavorare nella sua vigna. Gli immensi benefici di questa chiamata spiegano come il padre di famiglia uscisse non una ma più volte a far la chiamata, nelle diverse ore del giorno, ed anche all’ultima ora, nel timore che qualche ritardatario, ignorante o negligente, si priVasse di tali benefici; benefici che sono già grandi nell’esercizi3 stesso del lavoro, benefici che saranno più grandi nel premio ultimo del lavoro.

La giornata della vita finisce; finisce per chi ha

lavoratontolto, finisce per chi ha lavorato poco. finis’ce per tutti. E’ il momento di ricevere il premio. E deve essere certamente un premio grande, poichè è il premio di Dio. Il premio è già pattuito; l’uomo non potrebbe chiedere, Dio non potrebbe dare di più: il premio è Dio stesso, è il suo possesso eterno nel cielo. Gesù Cristo lo ha detto apertamente: ego ero merces vestra. Il premio è diritto di, giustizia. E’ diritto di giustizia, perchè Dio lo ha promesso, e la promessa di chi è santo diventa dovere. E’ ’diritto, perchè Cristo c011a sua passione e colla sua morte ha sborsato il prezzo pel nostro ingresso nel cielo; il nostro diritto a entrarvi è tanto grande quanto sono infiniti i meriti di Cristo. ’La speranza è virtù, coine è virtù la fede, come è virtù la carità. Tutti hanno diritto di r;petere con infinita gibia applicate a sè le parole di Paclo: ho finito il corso di mia vita; ho conservato, la fede; nel seguitò mi è serbata la corona di giustizia, che mi renderà il Signore, giusto’ giudice, e non a me solo, ma a tutti’ coloro che hanno desiderato la sua venuta. • Premio di giustizia che conserva però ’sempre il carattere di premio di grazia, perchè Dio, come dice Agostino,, premiando d Meriti nostri, premia i doni suoi.

Un’ultima belleiza del premio di Dio: Dio vuole che al concetto di giustizia venga sempre compagno il concetto di bontà: la giustizia’ è bella, la bontà è più bella ancora: la giustiiia ha una misura, la bontà non ha limiti. Se in suo consiglio ascoso Vince il perdon, pietoso Immensamente egli è. Il Socialismo ha ’accentuato’ nei rapporti della vita sociale il concetto di giustizia. E’ sua legge che in proporzione’ del lavoro debba essere il compenso. Prescindendo dal fatto del modo violento col quale questo compenso è chiestue spesso imposto, Prescindendo dall’altro fatto che più di una volta questo Cqmpenso può oltrepassare anche i limiti.della giustizia, il concetto per sè è giusto. Però, nel modo con,cui è esercitato, è un diritto arido; un diritto duro, un diritto che fa petulante chi lo chiede, che fa dolente chi deve riconoscerlo e rispettarlo. Summum noi; ma infuria. Non’è di questo carattere la giustizia esercitata da Dio. La giustizia resta. Anzi è liti che l’ha •stabilità. Dio non ha aspettato che i ’lavoratori gli chiedessero la mercede: l’ha stabilita in precedenza, e l’ha stabilita di pieno accordo coi lavoratori. Ma Dio non vuole restar lì nei rigidi, nei freddi confini della giustizia; Dio vuol spaziare nei campi- immensi della bontà; Dio vuol essere libero di dare anche più di quello che a rigore i ’lavoranti potrebbero meritare: è il campo imitato dalla carità cattolica. E’ ciò che avviene nell’odierno vangelo. Il prezzo convenuto coi lavoranti chiamati la prima ora fu di un denaro. E’ evidente che quelli entrati al!lavoro nelle ore successive, a stretto rigore non potes