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IL BUON CUORE 67


citato autore era veramente artistica e sublime. Basta ricordare le frasi che il Monnier gli fa pronunciare nelle Mèmoires de Joseph Prudhomme: «Togliete l’uomo dalla società, voi l’isolate!» — «Signori, una madre non si può sostituire!» — «Il carro dello Stato naviga sopra un vulcano!» — e tante altre frasi di simii genere l’una non menò enfatica e meno stupida dell’altra. Famosissimo poi il discorso che nella commedia «Grandeur et dècadence de M. Joseph Prudhomme», il Monnier fa pronunciare al suo prota gonista quando diventa ufficiale della Guardia Nazionale: «Questa sciabola è il più bel giorno della mia vita! Io l’accetto, e se mai dovrò trovarmi alla testa delle vostre falangi, saprò servirmene per difendere le nostre istituzioni, e al bisogno per combatterle!» Anche in Italia un tipo creato da un commediografo, il Monsù Travet di Vittorio Bersezio, ha caratterizzato per molti anni, la numerosa classe degli impiegati governativi. Nello stesso modo i tipi immortali di don Abbondio e di Perpetua hanno prodotto i soprannomi con cui vengono e verranno designati, finchè duri il capolavoro del Manzoni, i parroci di campagna e le loro serve. Il notissimo nomignolo dispregiativo di Jacques Bonhomme con cui i Francesi designano il così detto basso popolo, non ha invece nessuna origine letteraria. Esso risale ai tempi di Carlo VI, re imbecille e matto, e si dava fin d’allora al popolo per derisione, volendo con esso significare la pazienza ingenua con cui si lasciava opprimere e taglieggiare dai baroni feudali. Quando un gentiluomo di provincia, imitando le pazze prodigalità dei signori della corte, aveva esaurite le proprie risorse, per rassicurare i creditori e sè stesso, aveva pronto il ritornello: «Jacques Bonhomme pagherà». Ma «il giorno venne» come esclama l’emistichio carducciano; venne cioè la Rivoluzione, Jacques Bonhomme non avrebbe dovuto pagare più! Viceversa seguita a pagare precisamente come Pantalone da noi. Donde s’impara,che le rivoluzioni possono distruggere ed abolire tutto fuorchè le imposte! Soprannomi di regioni e di città.

Più curiosi, a cagione delle svariatissime cause che li originarono, sono i soprannomi dati agli abitanti di una ristretta regione e anche di una città. Gli abitanti della Turenna, ove si allevano in grande copia tacchini, sono apostrofati coll’onomatopea del grido di questo volatile: Glou-Glou. Quelli di New Jersey, negli Stati Uniti, sono chiamati dagli altri americani, gli Spagnuoli, a cagione, nota Georges Bertin, a pag. 33 del suo libro Joseph Bonaparte en Amérique, a cagione delle liete e clamorose accoglienze che essi fecero all’ex Re di Spagna Giuseppe«, fratello di Napoleone. Gli Usurai di Metz è un soprannome che si riferisce ai numerosi ebrei dimoranti in Alsazia. Gli abitanti della Piccardia sembra avessero, almeno in altri tempi, un carattere focoso e impulsivo poichè ve nivano chiamati Teste calde. Quelli di Angers erano soprannominati Campanari perchè vi erano una volta nella loro città tanti conventi e tante chiese che vi si udiva sempre suono di campane. Quelli di Chauny erano detti Scimmie, perchè la compagnia di archibugieri di quella città aveva una scimmia dipinta nel suo stendardo. Il soprannome di Gobbi, dato in altri, tempi ai cittadini di Orlèans, viene scherzosamente spiegato dal La Fontaine, il quale scrisse che nella Beauce non vi sono montagne perchè la natura le ha messe invece sulla schiena dei suoi abitanti!


Religione


Vangelo della seconda Domenica di Quaresima

Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù venne nella città di Samaria, che è detta Sichar, vicino alla tenuta clic diede Giacobbe al suo figliolo Giuseppe. E quivi era il pozzo di Giacobbe. Onde Gesù stanco del viaggio si pose così a sedere sul pozzo. Ed era circa l’ora sesta. Viene una donna Samaritana ad attinger acqua. Gesù le dice: Dammi da bere. (Imperocchè i suoi discepoli erano andati in città per comperare da mangiare). Rispose adunque la donna Samaritana: Come mai tu essendo Giudeo, chiedi da bere a me che sonò Samaritana? Imperocchè non hanno comunione i Giudei coi Samaritani. Rispose Gesù, e dissele: Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu ne avresti forse chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato di un’acqua viva. Dissegli la donna: Signore, tu non hai con che attingere, e il pozzo è profondo; in che modo adunque hai tu quell’acqua viva? Sei tu forse da più di Giacobbe nostro padre, il quale diede a noi questo pozzo, donde bevve esso ed i suoi figliuoli ed il suo bestiame? Rispose Gesù, e disse: Ognuno, che bevve di quest’acqua avrà sete novellamente: chi poi berrà di quell’acqua, che gli darò io, non avrà più sete in eterno; ma l’acqua che io gli darò, diventerà in esso fontana di acqua che zampillerà sino alla vita eterna. Dissegli la donna: Signore, dammi di quest’acqua, affinchè io non abbia mai sete, nè abbia a venir qua pe’i attingere. Le disse Gesù: Va, chiama tuo marito, é ritorna qua. Risposegli la donna, e dissegli: Non ho marito. E Gesù le rispose: Hai detto bene: Non ho marito. Imperocchè cinque mariti hai avuti, e quello che hai adesso non è tuo marito; in questo hai detto il vero. Dissegli la donna: Signore,’ veggo che tu sei profeta. I nostri padri hanno adorato Dio su questo monte, e voi dite che il luogo, dove bisogna ado rarlo, è in Gerusalemme. Gesù le rispose: Credimi, o donna, che è venuto il tempo, in cui nè su questo monte, nè in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quello che non conoscete; noi adoriamo quello che conosciamo, perchè la salute viene dai Giudei. Ma verrà il tempo, anzi è venuto, in cui adoratori ve