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IL BUON CUORE 179


tà, che per amore e rispetto di essa rese possibili tanti atti anche ostili al governo, ma non uscenti dalla sfera della legalità, egli lascia questo grande documento morendo: l’amor della patria congiunto colla libertà della fede. E chi sa che Iddio pietoso ai nostri tanti dolori, col sacrificio di questa vittima illustre, non abbia voluto preparare un più pronto e definitivo componimento di tanti sdegni, di tante prevenzioni che nel Conte di Cavour si appuntavano, come nella persc nalità più nemica? Chi sa che, tolto il velo di questa personalità da tanti nemici sì male giudicata, essi non si affaccino più direttamente alla verità ed al principio che in essa si assumevano? La storia ci avverte quante volte un dirittb fu disdonoSciuto perchè rappresentato da un nome non amato. Ebbene: oggi, dietro la magnanima ombra dell’estinto, appare tutta intera una nazione che dice come lui: io voglio essere una, io voglio rimanere cattolica! Questo grido concorde non sarà che l’eco d’una voce del morente, ma di una voce ingigantita come il rumoreggiar d’un torrente, che, precipitando, si sparpaglia tra i dirupi. Onesto sarebbe come dell’Estinto la gloria maggiore, così del popolo, da lui tanto amato il completo trionfo Avignone.

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La corrispondenza da Torino e l’articolo dell’Avignone vennero pubblicati nel suppl. straordinario del Conciliatore N. 68 dell’8 giugno t861: nel numero precedente io aveva pubblicato la relazione dei funerali fatti in Duomo per Cavour, e l’aveva sotto’scritta, mentre d’ordinario gli articoli., tranne quelli (lel Direttore, erano anonimi. Di quell’articolo tra-, scrivo qui la chiusa: «Mestamente pia fu la cerimonia: vi assistevano tutte le autorità civili, militari, ecclesiastiche: il popolo raccolto nelle grandi navate portava sul volto una sola espressione di dolore, perchè un sol sentimento era nel cuore di tutti. «Sali, o anima grande, all’amplesso di Dio che ha segnato sul tuo volto un raggio più splendido della sua divinità: dalle città e dai villaggi, dalle Chiese e dai Chiostri, dalle labbra dei sacerdoti e dal cuor del soldato, si eleva una voce di propiziazione al Padre, perchè tosto vi ’voglia accogliere nel soggiorno dell’eterna gloria. Salito presso Dio, non scordarti di proteggere colla preghiera quella causa che fu il tuo voto in terra. Noi non disperiamo della Provvidenza, che ci ha salvi e protetti in momenti assai di questi più difficili e dolorosi: anzi vedendo come essa frange questi istrumenti che sembrano indispensabili al pieno nostro trionfo, crediamo che essa stessa voglia con un intervento più sensibile venite in nostro soccorso, a confusione di chi ci combatte,- a conforto di chi ci ama. L’Italia non può perire, tutto è salvato, avete detto voi vicino a rendere l’estremo sospiro, dopo esservi riamicato con Dio e detta "l’ultima volontà a chi vi assisteva: non può perire, tutto è salvato; noi lo credia

mo perchè la concordia di -un popolo intero sulla vostra tomba raccoglierà un solo pensiero, una sola volontà, la vostra volontà, il vostro:pensiero; noi lo crediamo perchè al breve braccio dell’uomo, Dio sostituirà il suo braccio onnipotente. L’immortalità dell’opera vostra si asside sulla vostra tomba accanto all’immortalità della vostra fama.» Sac. Luigi Vitali.


Religione


Vangelo della domenica hia dopo Pentecoste

Testo del Vangelo.

Essendo Gesù a mensa nella casa di Levi, ecco che venutivi molti pubblicani e peccatori, si misero a tavola con Lui e coi suoi discepoli. E - i Farisei. vedendo ciò, dicevano ai discepoli di’ Lui: perchè mai il vostro Maestro mangia coi pubblicani e coi peccatori? Ma Gesù ciò udendo, disse loro: Non è ai sani.che il medico faccia di bisogno, ma agli ammalati! Ma andate e imparate ciò che vuol dire: Io amo meglio la misericordia che il sacrificio; imperocchè io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i pecca tori. Allora si accostarono a Lui i discepoli di Giovanni, dicendo: Per qual motivo noi e i FariSei digiuniamo frequentemente, e i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Possono forse i compagni dello sposo essere in lutto, fintantochè lo sposo è con essi? Ma verranno i giorni che sarà loro tolto lo sposo, e allora digiuneranno. (S. GIOVANNI, Cap. q;

Pensieri.

Il Cristianesimo è amore, il Crsitianesimo è letizia appunto perchè è amore. Questa cara verità esce da tutte le pagine del Vangelo: il Vangelo è Cristo; Cristo storico, Cristo morale; Cristo nella sua persona, nelle sue idee, nelle sue parole, nei suoi atti... volendo pensare improvvisamente a Cristo, l’anima nostra se lo vede comparire innanzi, in una sintesi che è lui, veramente lui, solamente lui; noi vediamo una fronte serena, calma. cogli occhi maestosamente dolci, col sorriso sulle labbra... E se la nostra immaginazione vuol creargli intorno una cornice, un quadro, che ritragga le sue occupazioni preferite, rispondenti alle aspirazioni del suo cuore, a quelli che ora si direbbero, con frase tanto usata e abusata, i suoi ideali, che cosa a lui vediamo intorno? Bambini che accarezza, malati che risana, infelici che consola!... Tutto è pace, tutto è anfore, tutto ì- gioia intorno a lui. E se il dolore passa pur sulla sua fronte, se verrà giorno in cui anzi sarà chiamato l’uomo déi dolori, che strana, che prodigiosa trasformazione subisce il dolore presso di lui! Anche il dolore sarà pace, anche il dolore sarà gioia, perchè il dolore in lui sarà amore, amore per coloro