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Anno XIV. 23 Ottobre 1915. Num. 43.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Perché torni in onore la Chiesa del Poeta.
Religione. —Vangelo della domenica prima dopo la dedicazione.

Guglielmo l’è matt (Poesia). — Libriccino confortatore in tempo di guerra.

— L'Italica Gens.
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


Educazione ed Istruzione


IL CENTENARIO DANTESCO


Perchè torni in onore

la Chiesa del Poeta


Chi per onorare oggi Dante sceglie onoranze da rendersi al sacro edificio divenuto suo, non tiene una via indiretta, ma penetra più profondamente nell’anima del poeta morente. Ispirandosi a questo concetto che fu già messo in luce parecchi anni addietro da Filippo Crispolti, la nuova rivista «Vita e Pensiero» pubblicherà, nel secondo interessantissimo fascicolo che uscirà a giorni, un notevole articolo nel quale è illustrato il valore storico e ideale della chiesa di San Francesco in Ravenna, così ricca delle memorie della vita del Poeta e presso la quale sono deposte le vene. rande ossa di lui.

L’antica chiesa, di cui sono rievocate le origini, aveva la stessa forma basilicale ravennate delle altre chiese, con l’ardica o portico a tre navate, divise da ventiquattro colonne di marmo greco venato. Aveva l’abside decorata di mosaici, in alto, nella conca absidale, splendeva una grande croce con le immagini degli Apostoli Pietro e Paolo, e con le parole: Domnus Neon Episcopus senescat nobis. Il quale Neone ebbe sepoltura in questa basilica, davanti all’altare, sotto una lapide di porfido; e gli altri vescovi e personaggi importanti furono sepolti dentro la medesima, o fuori nell’ardica, che accolse fino a trenta arche marmoree.

Intorno al mille venne aggiunta, sotto la abside, la cripta con colonne, capitelli e pulvini di varia età;

e forse nello stesso tempo, venne eretto, sulle prime due campate della navata destra, il campanile qua drato, adorno di bifore e trifore, con sostegni erratici e pulvini d’ogni specie.

Nell’anno 1261 la chiesa passò ai frati Francescani, detti Conventuali; e fin d’allora fu detta di San Francesco. L’Arcivescovo Filippo Fontana, indotto dai buoni esempi di religiosa osservanza con cui vivevano i suddetti frati, che già si trovavano nella nostra città, concedeva loro la chiesa col consenso dei canonici, che vi avevano sopra antica giurisdizione: e i Frati vi edificavano dappresso un convento, che fiorì sempre di uomini insigni per virtù e sapere, fino alla soppressione del 1810.

Quando Ravenna entrò nella penombra della storia a vivere quasi solo delle sue memorie, all’azione demolitrice del tempo s’aggiunsero a danno dei nostri monumenti, le devastazioni degli uomini. Così ruinarono e sparvero molte basiliche; nelle superstiti, spro fondate coi bei pavimenti e le colonne, i mosaici si scomposero dai muri absidali filtranti l’umidità, i marmi furono portati via, entrarono lo squallore e la tristezza! E venne l’epoca dei restauri o, peggio, dei rifacimenti, che rovinarono completamente alcune basiliche: quella di San Francesco ebbe la peggior sorte.

Un primo restauro vi venne eseguito dai Francescani nel secolo XIV; forse di quel tempo sono la travatura dipinta, che ancor rimane, coperta da una brutta volta, ed anche gli avanzi di muro decorato all’esterno di archetti pensili e di lesene. Pure allora la chiesa venne adornata di affreschi attribuiti già allo stesso Giotto, venuto a dipingere in Raveima per invito dei Polentani.

Più tardi, col dominio dei Veneziani, il soffio artistico del Rinascimento penetrò nella nostra città, lasciò qualche traccia anche in San Francesco, nei rilievi eleganti e graziosi, con cui i Lombardi hanno decorato i pilastri di una cappella e il campionese Flamberti il bel sepolcro di Luffo Nomai.

Ma nel 1793 la chiesa essendo labente, subì un totale restauro, secondo il gusto imperante, che rovinò: s'imbrattarono di stucco le pareti e di stucco si