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310 IL BUON CUORE


quello che credeva, e vi dice: fate giudizio, assicuratevi colla buona vita una buona morte. Ecco un’altra tomba. E’ quella di uno che non ebbe religione, che si condusse come Dio non esistesse, che soleva dire: io non credo se non quetlo che vedo; morti noi, tutto è finito... Ed ora eccolo qui a piangere e a disperarsi, perchè ha visto. che non basta credei-e a qudlo che si vede, ma c’è da credere anche a Dio, che non si vede, ma che esiste, e col quale non si scherza. Se non ci fosse la morte, potrebbe essere possibile l’incredulità, disse un celebre filosofo; ma colla morte! Religion, senza la cui presenza ’ Troppo a vedersi orribile è. una tomba. Ricordo un fatto di attualità, che prova la forza della morte nel provare la necessità della fede. Lovredan, noto scrittore e poeta francese, conosciuto come ateo, dinnanzi alla ecatombe di tante giovani vite, rapite dalla morte, nella guerra attuale in Francia, scrive: Un popolo di morti ricopre il campo. Quanto è grave essere ateo dinnanzi a questo cimitero nazionale! Io non lo posso più. Ingannai me stesso, e voi, voi che leggeste i miei libri, e cantaste le mie canzo i. Fu una pazzia, un vaneggiamento! Francia, Francia, ritorna alla fede de’ tuoi giorni più belli! Abbandonare Dio è lo stesso che essere perduto! Ecco le lezioni che ci danno i nostri morti dalle loro tombe. Ora, con tutta la popolazione, avviamoci in processione al Cimitero. Io non sò se si conserva ancora fra di voi una espressione che era ripetuta, quando io era giovinetto: andiamo a prendere i morti, per condurli questa sera intorno al nostro focolare. E la sera dei Santi, vigilia dei morti, tutte le famiglie si raccoglievano intorno al focolare, a recitare il Rosario, sotto la misteriosa irr pressio2e, che insieme ai vivi ci fossero i morti. Non è un’illusione; è una consuetudine che ha il fondamento nelle principali verità della fede: la verità della,Comunione dei Santi, porta che vi è relazione tra i membri delle tre Chiese: la militante, la purgante, la trionfante: noi possiamo pregare per chi è partito; chi è partito, sia ancora nel’purgatorio, o sia già nel cielo, può pregare per noi, non con ragione di merito, ma di invocazione. Anche i vostri cari, che caddero per la patria, sui campi di battaglia, possono essere con voi: all’annuncio della loro morte voi, piangendo, avete esclamato: oh, almeno avessi potuto assisterlo negli ultimi momenti: è morto lontano, senza poterlo vedere. E’ morto lontano, ma nella fede; asciugate le lagrime, vi è vicino. Andando al Cimitero, ascoltate le lezioni salutari che i morti vi danno, pregate in loro suffragio, e se, vedendo l’ampliamento che ne fu fatto, provate una greta impressione, come cittadini e come credenti,

ricordatevi di chi ve l’ha procurata; per riconoscenza non vi domando che una preghiera: un’Ave Maria, mentre son vivo, e quando sia morto, e data la mia avanzata età, il tempo non può essere troppo lontano, vi domando un Requiem! L. VITALI.

NOZZE D’ORO

della Signora TERESA RONCORONI

Nozze, per modo di dire, senza l’uno dei coniugi. La signora Teresa Brambilla, vedova Roncoroni, madre di tredici figli, dieci dei quali ar.cora viventi, nel giorno 30 novembre di quest’anno vedeva compiersi il cinquantesimo anniversario delle sue nozze, celebrate il 30 novembre 1865. I figli, già tutti adulti, con professioni distinte, ragionieri, medici, un sacerdote, due suore, separati nelle condizioni ma riuniti nell’animo intorno alla madre, come una famiglia sola, desiderarono di far celebrare una Messa di ringraziamento a Dio, per la conservazione, in così tarda età, di colei, a cui sentono di andar debitori di una severa e cristiana educazione, che li rese onorati cittadini, cattolici esemplari. La Messa venne celebrata all’ahar: della Madonna nella Chiesa di S. Ambrogio i e fu sp-ttacolo commovente di edificazione pei molti parenti e conoscenti accorsi, vedere i figli insieme alla madre, accostarsi tutti alla Mensa Eucaristica. Al Vangelo della Messa, il celebrante. Mons. Luigi Vitali, amico di famiglia, che già aveva celebrate le nozze, or son cinquant’anni, pronunciò le seguenti parole: «Congratuliamoci del fausto avvenimento che oggi ne raccoglie qui nel Tempio. Sono oggi cinquant’anni che la signora Teresa Brambilla vedeva benedette le sue nozze col signor Roncoroni Faustino. Ricordo ancora quella mattina: si era nella capella di S. Anna, nella. Chiesa di Santo Stefano, della quale io era da pochi anni coadiutore. Erano due le sorelle che si presentavano per ricevere insieme, nello stesso giorno, dinnanzi allo stesso altare, la benedizione nuziale. Ed oggi, qui, nella vetusta basilica di S. Ambrogio, la signora Teresa Roncoroni, coi figli, ha desiderato di ricordare le sue nozze, che, se fosse ancor vivo il marito, sarebbero nozze d’oro. colla celebrazione di una Messa, detta dallo stesso sacerdote, allora giovinetto, oggi coi capelli bianchi. «Il celebrare il ricordo delle proprie nozze,.pepo cinquant’anni, è fatto che a ben pochi è concesso. E’ un premio di Dio, che Dio concede a chi se ’o ha meritato. La grazia della lunga vita è premio a chi ha tenuto condotta sobria e attiva, ed ha formato la buona famiglia.