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Anno XIV. 13 Novembre 1915. Num. 46.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Un Eroe (Novella di Mario Valli) (continuazione e fine vedi numero precedente).
Religione. —Vangelo della domenica prima d’Avvento.
On ritratt (Poesia). — Discorso d’apertura dell’anno scolastico 1915-16. — De profundis (Poesia). — Ufficio funebre pel Padre Pietro Gazzola. — Libriccino confortatore in tempo di guerra (continuazione v. n. 44).
Beneficenza. —Per l’Asilo Infantile dei Ciechi Luigi Vitali. — Un lucignolo della madre
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.

Educazione ed Istruzione


UN EROE

Novella di Mario Valli

(Continuazione e fine v. num. 45)


— Che le donne sospirino e piangano è cosa umana; e davanti a loro, se non si può dar consolazioni, si tace. Ma che s’atteggi a piagnone un par vostro, mi par poco bello.

— Oh, oh! — ripiccò l'altro — che cosa è un par mio sulla vostra bocca?

— Prima di frignare l’uomo, se è uomo, deve lavorare. Per la patria c’e dì meglio da fare che inacerbire dolori.

— Per la patria faccio la mia parte — disse quella, spalancando gli ochi ovini.

Si scambiarono frasi vivaci: venne fuori che l’uomo grasso era anche impresario per forniture, e che aveva fatto e faceva i suoi grossi guadagni. Le donnicciuole guardavano verso di lui con quel rispetto che mette nei cuori popolani sempre l’arricchito alla lesta, e il tarchiato impresario ridacchiava dei guadagni, battendo pacchiate sulle ginocchia, e gonfiandosi per la sua scaltrezza nel saper trarre guadagni proprio da là donde agli altri venivano affanni e miseria.

L’amico mio non si contenne più; lo vidi sfavillare sdegno dagli occhi, e imporporarsi in faccia. Parlò allora con impeto, con eloquenza calda, travolgente; a me stesso, che pure lo conoscevo parlatore simpatico, apparve un uomo nuovo. Per quel grasso spe-

culatore non volle più parole; lo sdegnò. Ma per le donnicine, per le madri e per le spose ch’erano sulla corriera, per quelle che s’accoravano quasi fino a piangere, trovò cose da dire tanto belle e tanto buie, che seppe guadagnarsi in breve ciascuna dl loro, toccando un po’ di ciascuna l’anima.

Spiegò la necessità della guerra, là bellezza che la circonda, lo scopo di benessere futuro a cui mira; e tutto questo, sulla bocca sua, parve un corso di verità semplici e naturali. Le piccole menti si aprivano a visioni più larghe; invece di impigrirsi soltanto nelle difficoltà e nelle strettezze dell’oggi, cominciavano a:capire che una nazione può pigliar forza e alimento il benessere delle famiglie.

Lo speculatore grasso tentò una volta di dargli le sgambetto:

— Intanto — disse — un giovanottone come lei è qui che sganascia per frottole, mentre gli altri si fan bucare la pelle.

— Al fronte sono stato, mi han portato via ferito, ma ci ritorno — egli rispose secco. — Fu l’unico accenno che fece di sè. L’omaccione allora chiuse gli occhi, da. gran sornione, si tirò il cappello sulla faccia e, per mostrare indifferenza, finse di dormire. Ma le donne ora non perdevano più una parola dell’amico, e lo stesso cocchiere stava colrorecchie attente per cogliere la sua parte del discorso.

— La vita, lassù, l’ho vissuta e non vedo, l’ora di essere là ancora. E’ una vita bella; un po’ spensierata, ma colla spensieratezza dei bravi ragazzoni che soglion fare il dover loro, i soldati lassù, sanno bene che sono guardati, in questo momento, da tutto il mondo; e sono orgogliosi di compiere ciascuno là sua parte. Allegre, donne! I soldati lassù, sono allegri, e pensano riconoscenti che in ogni casuccia, come in ogni palazzo, vi sono donne che sferruzzano o stanno per ore chine sulla macchina da cucire, affinchè essi abbiano le maglie di lana o i panni pronti per il freddo delle notti alpine. Dovete e potete anche voi vivere un pochino coi soldati, in questo modo, lavorando per loro. Che cosa c’è di più bello dello spettacolo che offre la nazione, con un lavoro intenso, diffuso per tutta l’Italia, che comincia dal minuscolo spillo nelle