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332 IL BUON CUORE


rore di uno dei punti fondamentali della dottrina dei modernisti, che affermano la risurrezione di Cristo essere un fatto che posa non sulla realtà oggettiva, constatabile, scientifica, diciamo la gran parola, del fatto stesso, ma sulla fede interna, sull’impressione, sulla persuasione personale degli apostoli! Non è vero: la risurrezione di Cristo per gli apostoli non è una impressione, è una affermazione; non è una impressione interna dell’anima, è una affermazione esterna, concorde, certa di un fatto evidente, che gli apostoli hanno potuto constatare, provando e riprovando: precisamente la forma rigorosa dei metodo scientifico, esperimentale. Se noi non possiamo ripetere la constatazione del fatto, abbiamo la testimonianza di chi ha veduto il fatto, gli apostoli, i discepoli, testimonianza sottoscritta da essi col sangue. Dopo tre secoli, non ha ancor perduto di valore la frase di Pascal:. io credo volentieri a dei testimoni che a conferma di quello che affermano di aver veduto e udito, danno il proprio sangue.

Una frase strana, impressionante, inaspettata, esce dalla bocca dì Cristo a questo punto. Parrebbe che dinanzi al fatto dei molti miracoli da lui operati, non dovesse sorgere in nessuno alcun dubbio sulla sua divinità; che la fede dovesse essere dalla parte degli uomini, pronta, completa, entusiastica. Invece?.... Beato chi non prenderà in me motivo di scandalo. Prendere scandalo vuol dire prendere occasione di peccato: prendere scandalo da Cristo vuol dire prendere occasione di peccato pensando alla sua persona, alla sua dottrina, alla sua morale. Chi prende scandalo dalla sua persona? Colui che giunge a negarne la divinità, la divinità nella verità storica della sua vita umana, proclamandolo uomo grande, non Dio; divinità nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, proclamando la sua presenza un puro simbolo. Chi prende scandalo dalla sua dottrina? Colui che la respinge per cagione dei misteri che la costituiscono, in molte parti, superiori alla comprensione diretta della mente umana. Chi prende scandalo dalla sua morale? Colui che taccia la morale di Cristo come troppo esigente, troppo severa, impossibile a praticarsi dalla debolezza umana. Un argomento solo, da solo, distrugge tutti questi scandali. Se Gesti Cristo ha dato le prove indiscutibili, scientifiche, della sua divinità, bando all’incredulità; se Gesù Cristo è Dio, i misteri che trovansi nella sua dottrina non possono essere che la verità; Dio non può ingannarsi nè ingannare, bando allo scetticismo; se Gesù Cristo è Dio, la sua morale non può essere che santa, e di possibile esecuzione all’uomo: Dio non comanda l’impossibile, perchè, o l’uomo può fare da sè, e fa, se vuole; o non può fare da sè, e Dio gli dà, in proporzione del bisogno, la sua grazia, perchè possa Le*

fare; bando alle perplessità, alle paure, agli sgomenti della virtù. I pagani hanno potuto dire: nil mortalibus ardùum est! L’hanno potuto dire appoggiandosi alle sole forze umane dell’intelligenza e della volontà; quanto più lo potrà dire il cristiano unito a Dio, a Dio suprema luce, a Dio suprema forza! Omnia possum in eo qui me confortat. E — quanto viene ricordato da Cristo nelle ultime parole dell’odierno Vangelo. Giovanni aveva voluto sapere chi fosse Cristo. Cristo, dopo di aver provato chi fosse lui. dice quello che è Giovanni: Giovanni è il tipo dell’uomo perfetto, straordinario: egli è profeta, egli è precursore, egli è angelo, egli è il più grande tra i nati di donna; ma soprtutto egli è l’uomo torte, l’uomo che non piega come canna al vento, l’uomo che non si arresta dinanzi alla difficoltà della virtù; l’uomo che non teme di condannare il vizio, sia pur difeso dalla incolumità della reggia; l’uomo che non piega nè dinanzi alle blandizie nè dinanzi alle minaccie; l’uomo che dal teschio reciso incute terrore e guarda con occhio morto l’ingiustizia, la violenza, la vanità, la lussuria, con tale forza più che se quell’occhio fosse vivo. Gesù Cristo è Dio; egli ha provato di esserlo col più rassicurante degli argomenti l’argomento del fatto, l’argomento dei miracoli: il seguirlo è dovere, è grandezza, è gioia, è premio: ma pure il seguirlo domanda forza, coraggio, violenza: Cristo lo ha detto apertamente: il regno de’cieli si acquista colla forza, ed è preda di coloro che ne usano. L’animo nobile e generoso non teme difficoltà; le guarda, le affronta, le combatte, le vince: divenendo più grande, quanto più le difficoltà sono grandi. L. V.

I bomb sora Verona e Brescia

E giò sti bomb a squinternacch i oss, Di Verones, Bresciana Povera geni! L’è 1 velen ch’el Peppin a pu non poss El cascia fo2ura di polnion rnarscient. El g’ha di forz anmò: ma la el se sent Quell non so che, quella fevretta addoss, Del tisich già persuas ch’el so moment L’è minga tatti lontan de andà in del foss. Allora itt el se sfoga, e tali stremii El cerca de ingannà e de ingannass: El da fteura de matt e invelenii El cred in qual macera de salvass. Ma finaltnent on di stramaledii El finirà, rabbios, andò a patrass, E nun diremm: Canaia! Ah te finii De massacrann e dopo— . rallegrass! FEDERICO Bussi.