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354 IL BUON CUORE


La parola del Papa

Alla parola di pace che viene dal Bambino nella Capanna di Betleme, godiamo far seguire la parola, pur di pace, fatta udire in Vaticano da Benedetto XV, l’11 corrente mese, a 1600 terziari Francescani. Francesco è il Santo che nel corso dei secoli ha più vivamente ritratto in sè l’immagine di Cristo; immagine nell’esempio, immagine nell’influenza e nel trionfo morale sugli spiriti. Il Papa invita ad imitare Francesco, ed è commovente il piccolo quadro della sua andata ad Araceli, per iscriversi terziario Francescano. Quando il Papa naviga in una atmosfera tutta spirituale, oh, come si sente che è al suo posto! E’ al suo posto lui, e mette al posto gli altri. Con Cristo e con Francesco, nell’esempio e nella parola, il Papa di Cristo e di Francesco avrà i trionfi. L. V.

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«Non è cosa nuova che sulla Cattedra di San Pietro sieda un figlio del poverello di Assisi. Gli ultimi tre Pontefici, che ci precedettero, furono anch’essi iscritti al terzo ordine di San Francesco. Ma forse esclusivo per noi è il vanto di aver ricevuto l’abito ed il cordone del terzo ordine dalle mani del direttore della Congregazione di Ara Coeli. Voi, o dilettissimi figli, avete oggi voluto rilevare questa particolare circostanza della nostra vita, e noi siamo lieti di tornare col pensiero a quel pomeriggio di freddo autunno in cui soli e a tutti sconosciuti ci presentammo al Santuario dell’Ara Coeli a domandare l’aggregazione al terzo ordine. Il Sommo Pentefice Leone XIII, di santa memoria, aveva da poco emanata la mirabile enciclica «Auspicato» intesa a sciogliere un inno di altissima lode al patriarca di Assisi e a prorogare il terzo ordine da lui fondato. Al nos’ro orecchio era giunta graditissima, perchè recata dal compianto cardinale Sciaffino, allora venerato nostro superiore all’Accademia Ecclesiastica, l’eco delle feste celebrate in Assisi nel settimmentenario della nascita di San Francesco e nel giorno ottavo della celebrazione del centenario francescano ci sentimmo soavemente eccitati a dar il nostro povero nome alla schiera dei figli di quel Santo Patriarca. Ci guidava la mano di Dio che voleva santamente premunirci con aumento di grazie quasi alla vigilia del giorno in cui avremmo dovuto cominciare fuori di Roma una vita che, in Roma e fuori, non sarebbe stata del tutto inoperosa. Ma perchb non dire altresì che Iddio preparava la magnifica professione di fede che dopo oltre sei lustri di membro del terzo ordine iscritto alla Congregazione di Ara Coeli, avremmo rinnovato insieme ai confratelli e alle sorelle delle altre congregazioni romane sotto la volta di questa pontificia magione? Se «frate Francesco promise obbedienza e riverenza al signor Papa Onorio» i figli di lui dove vano rinnovare questa medesima promessa ad un successore di Papa Savelli. Ma non è chi non veda di quanto si sarebbe agevolata la Chiesa se gli iscritti al terzo ordine avessero potuto presentarsi al Papa con quella maggiore familiarità che permette il titolo di confratelli di Lui. «Benediciamo il Signore che anche le minime cose ordina a gran fine; benediciamolo perchè si è servito della nostra pochezza a preparare l’odierna professione di fede che tanto onora il terzo ordine francescano e dovrà tanto giovare al bene spirituale degli iscritti alle varie congregazioni romane. Non fa mestieri di spendere molte parole per dimostrare che la rinnovazione della promessa fatta da San Francesco al signor Papa Onorio è altamente commendevole, come quella che apparisce eco fedele della voce del Santo Patriarca. «Quando frate Francesco prometteva obbedienza e riverenza al signor Papa Onorio ed ai suoi successori, evidentemente si indirizzava anche a noi. Ma chi meglio dei suoi figli avrebbero potuto recare a noi l’eco della sua voce? I figli che ripetono le parole del padre onorano il padre stesso e del padre meritano il sorriso. Oh, come San Francesco sorriderà oggi dal cielo ai terziari di Roma e all’attuale Pontefice che hanno ripetuto la promessa da lui fatta al signor Papa Onorio ed ai suoi successori! Questa rinnovazione di promessa significa perseveranza di consigli e costanza di intenti e chi non dirà che l’onore precipuò di un sodalizio consiste nel mantenere lo spirito del suo fondatore? A noi sembra però che questa rinnovazione della promessa di San Francesco sia ordinata altresì al bene spirituale dei figli del Santo Patriarca. Si noti la maestà del luogo dove la sol/dune promessa t rinnovata, pongasi mente al numero dei testimoni chiamati a sanzionarla, nè si dimentichi la particolare circostanza del tempo in cui i figli di Francesco confermano la promessa del Padre... Oh! quale,terziario francescano non si sente oggi eccitato ad osservare più fedelmente l’obbedienza e la riverenza che per sè e per tutti i futuri suoi figli San Francesco promise al signor Papa Onorio ed ai suoi successori canonicamente entrati e alla Chiesa Romana? Senonchè il Patriarca di Assisi prometteva obbedienza e riverenza al Pontefice dell’epoca sua solo perchè in esso riconosceva la più ampia partecipazione dell’autorità di Dio e perchè,’ sapeva doversi attingere dal labbro di lui la maggiore sapienza. «Anche voi, o dilettissimi figli, vi stringete oggi intorno a noi perchè nell’indegno erede di tanti Papi ravvisate la stessa autorità che ebbe il primo Vicario di Gesù Cristo; anche voi oggi promettete a noi obbedienza perchè sapete che noi siamo eco dei divini precetti. La rinnovata vostra professione di fede apparisce dunque uno stimolo al ben fare. Chi poi la considera compiuta nel dovere a cui la Chiesa con le parole dell’apostolo ripete ai suoi figli l’esortazione a vivere con giustizia e con pietà «ju