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IL BUON CUORE 235


Ma questo pensiero, che, oltre la vita presente, non vi è altra vita, si.può avere? Protestano contro questo Pensiero le esigenze della mente, le esigenze del cuore; protesta la credenza e la tradizione opposta di tutto il genere umano... Il dire morti noi è morto tutto, è facile a dirsi, non è facile a credersi: lo dice la bocca, ma non lo dice il cuore. E allora? Questo mistero della vita futura che ritorna al pensiero nel punto stesso in cui -lo si vuoi allontanare, e ritorna più minaccioso come il castigo inevitabile di una verità negata, diffonde come una nube oscura su tutti i piaceri della vita, toglie ad essi l’incanto, il sorriso, come i fiori sono meno fiori quando non scende sovr* di essi a ravvivarne i colori l’allegro raggio del sole. Il godere sulla terra, coll’esclusione della fede nella vita futura, non può ottenersi che col sacrificio di due cose ben grandi, la riflessione della mente, l’inspirazione e la sincerità del cuore: l’uomo non può gode-re se non rinunciando, nella sua parte più elevata, ad essere uomc.

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Il caso più frequente è diverso; è il credere alla vita futura, essendo troppo difficile il non credere, ma amare i beni della terra in un modo così esagerato, esclusivo, ingiusto, dannoso, come se alla vita futura non si credesse: è il caso pur troppo assai comune in mezzo alla società cristiana. Costoro sono più colpevoli, sotto un particolare aspetto, di quelli che non credono; chi non crede, e non può quindi -aspettare alcun bene nella vita futura, non è inconseguente se cerca i beni della vita presente: ma credere ai beni della vita futura e cercare affannosamente i beni della vita presente, è corbe non credere ai primi; è una specie di apostasia. L’avarizia è un vizio che torna, in poco o in molto, di offesa a tutte le virtù che costituiscono la vita sopranaturale dell’uomo, le virtù teologali e le virtù morali. Giustamente S. Paolo chiama l’avarizia, la cupidigia dei beni terreni radice di tutti i mali. E’ un’offesa alla fede. Noi non siamo cristiani se non in rapporto alla vita futura, dice Tertulliano: la nostra, conversazione, dice S. Paolo, deve essere del cielo, per ricordarci che noi dobbiamo cominciare ad essere sulla terra quello che un giorno saremo nel cielo. Pretendere che l’avaro abbia a pensare, al cielo, a re vivere anticipatamente nel cielo! E’ pretende: il suo pensiero è solo nei beni terreni; il suo cielo è la terra! Offende la speranza. La speranza è figlia della fede. Si desidera un bene a cui si crede, un bene che si apprezza. Come potrà l’avaro desiderare i beni del cielo che non apprezza punto, a cui non pensa mai? La preghiera è l’ala della speranza cristiana; l’avaro non prega, c se prega è per rendere Dio, la Madonna ed i Santi complici della bassezza dei suoi sentimenti, chiedendo ad essi soltanto dei beni materiali. La fiducia nella Provvidenza divina, che veste i fiori del campo, e dà la lana alla pecorella, non entra ne’ suoi calcoli: egli non ha fiducia che in se stesso, nell’arte di ammassare, nel denaro che possiede. Offende la carità. Offende la carità verso Dio, perchè se si presenta il caso che la legge-di Dio sia in conflitto col suo interesse. preferirà l’interesse e metterà da parte la legge di Dio. Non è mai che sacrifichi qualche cosa pel culto della casa del Signore. Ri

chiesto di un’offerta per la Chiesa’, risponderà che ha i poveri; e non darà nè ai poveri nè alla Chiesa. Offende la carità verso il prossimo. L’avaro non si commuove punto ai bisogni degli altri: le opere di beneficenza raramente lo vedranno nei propri sostenitori. Starà ben attento ai bisogni nei quali possono trovarsi gli altri, ma è per speculare su questi bisogni, per dare ad usura il suo. denaro. Offende la carità contro se stesso. Là prima vittima dell’avaro è l’avaro, nelle privazioni sordide, continue, alle quali si sottopone: privazioni nei comodi di casa, privazioni nelle vesti, privazione nel cibo, privazione d’ogni onesto sollievo: egli non ha che un gusto. solo, il denaro; il denaro suo amore, che diventa suo tormento; suo tormento quando ancor non l’ha, per la brama smoderata di averlo; suo tormento quando l’ha, pel timore affannoso di perderlo. Offende la prudenza. L’avaro sembra prudente, perchè provvede al futuro. E’ la prudenza delle case piccole a detrimento della prudenza per le cosé grandi; pensa ai beni della vita presente, che oggi ci sono e domani non ci sono più, e non pensa ad accumulare i beni della vita futura, che nessuno può rapirci, e una volta acquistati durano sempre. La vita, dice Cristo, non istà nella ridondanza dei beni:’ per due ragioni: i beni della terra non bastano a soddisfare il cuore dell’uomo più grande di essi, i beni della terra l’uomo non li può tenere sempre. Offende la giustizia, la giustizia morale e la giustizia materiale. La giustizia materiale, positiva, quando per arricchire ruba agli altri, nelle diverse forme di furto; furti domestici, furti nelle amministrazioni, furti nella qualità meni) buona, anzi avariata, della merce che si vende; furti nella diminuzione del peso; furti nel danneggiare senza scopo, senza diritto, senza compenso la roba di altri. La giustizia morale. quando non si provede al bene delle persone che hanno diritto a! nostro soccorso, al nostro aiuto. Offende la giustizia quel padre che non provvede, per avarizia, alla conveniente educazione dei figli; che per avarizia non fa a tempo la dote, e una dote conveniente alle figlie, le quali per la sua sordida tenacità, restano lì sacrificate, in una vita inerte, mentre avrebbero potuto utilmente mettere a profitto la loro esuberante attività in una famiglia propria. Arriverà h eredità a bebbo morto. ma l’età del collocarsi è passata; sarebbe troppo evidente che chi le sposa, sposa i denari, non loro. Offendono la giustizia quei figli che, venuti in buona condizione, supponiamo pure per effetto del loro lavoro, non pensano ai vecchi genitori, ai genitori poveri. Oppure se poveri, fanno sentire maggibrmente i pesi della miseria comune, col non dare i pochi sollievi che sarebbero possibili, e non nascondono il crudele desiderio che abbiano a morire presto, per non averli più a mantenere. Offende la temperanza. La temperanza sta.nella misura dei propri appetiti. Come può dirsi temperante l’avaro, che si sente bruciare l’anima dal desiderio smoderato, rinascente, morboso, irresistibile, di acquistare denaro; quando, vittima di questo intento, trascura tutti i suoi doveri, i doveri di religione, i doveri verso la salute propria, verso la salute altrui; quando obbliga gli altri a lavorare, i domestici, i contadini.;li operai, più di iffiello ché devono, più di quello che possono, insensibile, tiranno, crudele! Offende la fortezza. La fortezza sta nel conservare