Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/100

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E trova un’altra fossa, e sì profonda,
A qualche fiume quanto puoi vicina,
Che beva l’acque sue per cateratta,
O per sorgiva almen, s’altro non hai.
O qui sì, tienti pur con sicurezza,
E lascia che ’l vicin scalpor ne faccia,
Che l’acqua e ’l sito e tutto gioveratti.
Vedi qui Cento, e la vicina pieve,
Quanti abbia presso ’l Ren maceratoj
Tutti arsenali de la lor fortuna?
Il Ren, che col suo letto a le vicine
Campagne, e terre (ahi troppo ancor) sovrasta,
Per quell’interne sue vene sepolte
L’acqua tramanda pura e bella, senza
Arena, e senza impeto alcun di corso,
Sicchè ferma a livel del vicin fiume,
Dura stagnante, e par nata a quest’uopo:
Se non che suol talvolta, in fitta state,
L’acqua mancar ne’ fiumi anche più vasti,
Non che negli assetati ruscelletti,
Ond’avvien ch’a piè asciutti alcun si varchi.
La sorgente allor povera non puote
Dar quanto basti a macerare il tiglio;
E però visti ho più d’una fiata
Con le man’ ne’ capei l’agricoltore
Lagnarsi, e non vedere a qual partito,
In penuria sì misera appigliarsi.
Se al mio consiglio vorrai dare orecchio,
A l’una de le due fa che sii pronto,
Che del sicuro ne trarrai buon frutto,
O aspetterai, che a luna settembrina
Argo discenda, e l’aria si conturbi,
Sicchè ’l ciel nebuloso ti prometta