Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/120

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Può nascer danno d’altro che di ciarle.
L’arme è già pronta, nè convien cercarla,
Perchè già d’ambo è la mazzuola in pugno;
Fuman gli altari, e vicino è ’l nimico.
Un forte colpo, colorito a fallo,
Può ’l rivale fiaccar tra capo e collo,
(Che in tal lavoro non saria già ’l primo)
E scomponendo il lavorier già preso,
In guerra sanguinosa convertirlo,
E far rider il fisco, e ’l criminale.
Piuttosto a canticchiare ognun s’appigli.
La donna canti ’l caso d’Atteone,
Che per troppo veder, mise le corna:
E i garzon’, quel di Piramo, e di Tisbe,
Che per soverchio amore ambo moriro,
O ciò che improvvisar puote in quel caldo
La fantastica mente innamorata:
Che non sarian già questi i villan’ primi
Ne l’improvvisatrice arte maestri.
Sallo l’Etruria, ove le villanelle
De la grazia real son fatte adorne,
Perchè (se d’improvviso anche sfidate)
Cantano al par de le Pierie suore:
Che ’l poetico foco al pari infiamma
La mente a chi s’abbevera a la fonte,
E di rustico cibo si nutrica,
Che a chi Montepulciano infiasca, e ingozza,
E di rare vivande empie l’ imbusto.
Rotte così le coste a le manate,
Di tratto in tratto porgeransi ad altro
Garzon, che a destra di chi siede ai colpi,
Stia ritto, e pronto a prenderle di botto.
Costui, poichè la prima ha già afferrata,