Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/122

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Manata ha da soffrir nuovo tormento.
Grametto uno s’appella, o sia maciulla,
Su quattro piè fermo così, che sembra
Il cavallo, che tien scuola di salto.
Sul dorso apre un canale, ed una fossa
Profonda sì, che non ha fondo alcuno;
E in essa (come ’l bue ne le narici)
La lingua ognor chinando va bisulca
Lungo ’l canal, ed or s’alza, or s’abbassa,
A piacer di chi tienla in pugno stretta
Pel manico, che là presso la fine
Si sporge in fuori, sempre al perno fissa.
Gramola è l’altra, ed è simile affatto
Ne’ piedi, ma nel dorso apre due fosse
Eguali a quelle del grametto, e in tutto
Parallele così, che ben diresti,
Nacquero tutte ad un medesmo parto.
In queste fosse anche due lingue vanno
Calando giù ne l’atto del lavoro,
Mosse da quella man, che le governa
Siccome fa la superior mascella
Del coccodril, ch’unica al mondo s’alza.
Finchè in alto sostiensi la mascella,
Non più bisulca, ma trisulca fatta,
Da la sinistra mano, un de’ già detti
Fastelli sciolto, e non più attortigliato
Con l’altra man si sottoponga steso
Pria sul grametto per obliquo, e tosto
La forzosa mandibula lo prema,
Lo calchi, e pesti, e piucchè la manata
Fugge, rifugge, e torna a soffregarsi;
Più l’addenti, sebben denti non have,
(Ch’anzi l’averne le saria dannoso)