Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/27

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Che zucche non allignan, perchè suole
150Tal misturata terra aver tal forza
Di tal frutto produr pregnante e idropico.
Che se soverchio è poi leggiero, e dolce,
E d’infeconda inutil sabbia misto,
Come del fiume l’arenoso letto;
155Non l’amar già, perchè da se non vale,
Quando d’un gran sudor tu non l’impingui.
Sallo per pruova il misero contado
Di Bologna, colà dove s’accosta
A l’incostante ed arenoso Reno,
160Che squarcia spesso i suoi ripari, e tutta
Versa la torbid’ira in su quel piano.
E ’l sappiam noi, che a la sinistra sponda
Piantammo (nè so mai per qual destino)
A questa furia il nostro suol soggetto.
165Quanti, già tempo, eran fecondi campi,
D’erbe e di biade ricchi, e in un d’armenti,
Non che di piante, ed or di muti pesci,
E di palustri giunchi albergo sono.
E’ ver, che spesso, col mutar pendio,
170Muta il suo corso, e in arido trasforma
Quel primo letto; ond’abbiam qui Ren vecchio,
Corpo di Ren, Renazzo, e la Guadora,
Cason di Reno, Ramedello, il Dosso,
E a Panar presso, il vecchio Casumaro
175Da le ben radicate annose roveri,
(Che forse Quasi – mar disser gli antichi,
Perchè il Ren, quasi mar, tutto inondava)
E pur oggi son terre asciutt’erbose,
Dove ogni ben di Dio germina e nasce,
180Dacchè ’l Ren torse ’l precipizio altrove.
Ma l’arena deposta, per cui sono