Pagina:Il canapajo di Girolamo Baruffaldi, Bologna 1741.djvu/87

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A bracciata a bracciata, e ben distinti,
L’uno vicin, ma non a l’altro appresso,
Con la vetta visibile al difuori,
Sicchè componga una catasta, a fascio
A fascio incrocicchiata ivi giacente,
Come la greggia appunto, che cammina
Divisa in turma, e nulla si confonde;
Onde metter in greggia, i nostri padri
Dissero, e ’l dice ancor l’età corrente.
Per quanto puoi, far dei che non sien grosse
Queste bracciate, perché il sol da l’alto
Possa (in tre giorni almen) quando è cocente,
Inaridirle tutte al pari: e questo
Più facil ti sarà, se tratto tratto,
Ogni mattina, ciò che a terra guarda,
Farai con le tue man’ che guardi ’l sole.
Faccia l’opra medesma ogni compagno,
Che già invitasti alla guerriera impresa,
E sul tuo campo stesso s’affatica.
Piucc’altro, cerca ch’allegria mantegna
Vivace ogni operajo, e canti e rida,
Perchè così più dolce gli riesca
L’opra, nè il longo dì noja gli apporti.
Così anche là fra le guerriere squadre
Di Cesare si suona a la battaglia,
Co’ timballi, co’ pifferi, e uboè,
Per allettar gli spirti al gran cimento.
Abbattuta così, così prostesa
In terra la tua canape del tutto,
E dal cocente sole arida fatta,
Nuovo lavoro a ripigliar t’accingi.
Dove già cominciasti ’l primo taglio,
Ivi ti porta, e così ogni altro al suo