Pagina:Il castello di Malpaga.djvu/7

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La gradevole impressione che io provai nel trovarmi dinanzi a questo storico Castello, isolato in mezzo alla pianura lombarda, mi incoraggia — come dilettante fotografo sempre più invaghito di ricordi storici — a farne meglio conoscere i pregi, ripresentandomi con questo volumetto, nella fiducia di ritrovare benevola accoglienza.


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Il visitatore può giungere a Malpaga da Bergamo, o da Treviglio, in poco più di un’ora di carrozza, percorrendo strade bellissime; oppure colla tramvia Bergamo-Soncino, che lo porta a Ghisalba, a soli tre chilometri dal Castello.

Questo, che un tempo ospitava principi e re, e fu teatro di caccie, tornei e feste, che commossero migliaia di persone, ora è fattoria; ed i tranquilli lavori campestri e bacologici hanno quasi cancellato i ricordi di quegli avvenimenti. In quel cortile, ancora rispettato nella sua forma originaria, in quelle vecchie sale, quanti ricordi di guerra, di religione, di arte e di domestici affetti!

Non si conosce quando e da chi sia stato edificato il Castello di Malpaga, nè a chi appartenesse allorchè, nel 1450, cadde in dominio della Repubblica Veneta, forse come confisca a ribelli. Dopo varii tentativi di vendita, unitamente ad un vasto latifondo quasi incolto, venne in mano di Bartolomeo Colleoni, che lo comperò, con istrumento 29 aprile 1456, al prezzo di 100 ducati d’oro. Un documento di Marino Sanudo, veneto ambasciatore, e citato dallo storico Muoni nel suo libro su Romano di Lombardia, così descrive il Castello di Bartolomeo Colleoni, pochi anni dopo la morte di questi.