Pagina:Il cavallarizzo.djvu/209

Da Wikisource.

DEL CAVALLARIZZO

Et così fregandoli tutta la testa, & tirandoli due ò tre volte il ciuffo, & con piacevoli parole allhor allhora montandoli sopra, lo tenerete fermo; accarezzandolo assai nel collo, nel guidaresco, e nella croppa: & con carezze anco lo avierete di passo, e di poi nel medesimo luogo facendoli medesime carezze ne dismonterete, non comportando, che altri che voi lo accompagni alla stalla; dove saria bene che vedutolo governare, voi stesso gli deste à mangiare alcuna cosa saporosa. Et se tal cavallo teneste solo in una camera con tutte le sue commodità, come à dì nostri han’ fatto alcuni Capitani valorosi, & alcuni Prencipi, & che sol voi gli faceste carezze; e tutti gl’altri lo sgridassero, & li facesse qualche dispetto non però da invilirlo ma voi tutti ributaste in dietro in sua presenza, vi riuscirebbe assai meglio alla volontà vostra. Ma notate, che quel che vi è stato detto di sopra del inginocchiare, e del resto, e di questo che vi dic’hora del cavalcarlo il sol padrone, over maestro, non si deve usare se non à cavalli di gran spirito, & intelletto, & che siano molto atti à questo. Et ancor ch’io habbi visto alcuni c’habbino fatto l’un & l’altro effetto, non dimeno io non mi ricordo in vita mia haver visto mai dui cavalli più atti à far tutto questo di dui che (nell’ultim’anno del Pontificato di Paolo quarto) ne cavalcai io nell’Aquila Città degna per molti degni rispetti, ma sopra tutto per la cavalleria, & cortesia che usa à forastieri, l’un cavallo di quali era schiavo e pel morello senza segnale, & era di Messer Bartolomeo P...., gentilhuomo Aquilano molto honorato, & cortese, il qual morello al sol cenno s’inginocchiava con l’un ginocchio, & poi con l’altro, & dipoi con tutti dui insieme; stando così, e col suo musino in terra quanto da chi lo cavalcava si voleva, & questo faceva anco di poi, che haveva maneggiato in tutte quelle guise, che l’huomo voleva, le quali così ben sapeva fare come cavallo, che son hoggidì in mezz’Italia, & di poi si alzava in un subito con uno, & più salti con calci, li quai salti con calci, à un passo, e un salto, & in tutte le guise faceva miracolosamente; & havrebbe fatto anco il resto di quello, che havemo detto, & farebbe quanto il suddetto gentilhuomo havesse voluto, over volesse. Perche io lo vedo di gran spirito, & intelletto, accompagnato da una gran forza, dispositione, & amarevolezza. L’altro cavallo è un baio del Signor Marino di Antonelli pur anch’esso gentilhuomo Aquilano, & cortesissimo, il qual baio, è di bellissime fattezze, di estrema forza, di spirito, & intelletto incredibile, & anco che facci bene ogni cosa, che si pò desiderare ne i maneggi per quello, che l’ho cavalcato io, che non più di tre mesi è stato, havendolo cavalcato prima, e ben accomodato Messer Giovanmaria de Pasquali gentilhuomo anc’esso Aquilano mio amicissimo, & alla cortesia grande del quale mi trovo molto tenuto, per i piaceri, e servigi ricevuti da lui, mentre ch’io in quel tempo dimorai nell’Aquila, il quale veramente è degno di gran lode: da che non solo in cortesia è uguale alla cortesia stessa, ma nel mestier dell’armi