Pagina:Il cavallarizzo.djvu/241

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DEL CAVALLARIZZO

lunghe fatiche, & infino dall’età giovenile. Le quali virtù non potranno così facilmente havere coloro che sono nutriti in delitie, & piaceri; ma si ben quelli che sono allevati in travagli, & fatiche; & per questo io sarei di parere, che’l nostro cavallarizzo fosse stato prima alevato, & ammaestrato in queste virtù fin da fanciullo; che se sarà stato altamente, impossibile quasi sia che egli acquisti mai. Perche la pianta che ha fatto radici grandi, difficil molto è estirparla. L’acquisterà anco da gli essempi antichi & moderni. Ma de gli antichi, perchè de’ moderni n’havemo pochi, si potrà forse acquistare, riguardando gli atti di somma patientia, che usorono tanti grand’huomini à quel tempo. Et prima miri il cavallarizzo l’imperator Ottaviano, il qual essendo ornato di molte virtù, era nondimeno calonniato, & lacerato dalle lingue de’ cattivi; & le sopportava con alegro core; onde essendo adimandato perche non le estirpava; rispose, chi fece Roma libera da suoi nemici fece anco libere le lingue de’ maligni; che non saria honesto che le pietre fossero libere, & le lingue legate, over bandite. Un’altro Imperadore molto da bene, il nome del quale non mi viene à mente hora, solea dire, & gloriarsi che gli altri Imperatori haveano ottenuto l’Imperio Romano chi per un fatto glorioso, e chi per un’altro, & chi per una, & chi per un’altra via, ma che egli lo possedea per la patientia. Antonin Pio fu patientissimo Prencipe, di modo che nel Senato vedeva chi li voleva bene, & sentiva chi diceva mal di lui, & tanto fu la modestia, che gli amici ne restavano contenti, & i nemici con piacere. Grande essempio di patientia in somma fu quello di Catone, che essendo stato percosso in un bagno da un giovine, non si turbò, ne fece altra vendetta, che dire a colui che gli adimandava perdono, non mi ricordo che m’habbi offeso; & ben altra vendetta è quella veramente che giudica il nimico indegno della sua vendetta. Ma quella di Socrate in vero non fu minore, per non dir più d’altri, che infiniti sarebbono, & è degna di riso ancora, perche essendo stato percosso con un calcio da uno, & adimandato, perche non ripercuoteva quello: vuoi tu rispose, se un asino mi trahe de’ calci, ch’io ricalcitri lui? Acquistarassi anco le sudette virtù col considerare gli effetti buoni, che producano, & all’incontro i cattivi, che partoriscano l’impatientia & intemperantia, ò per dir meglio l’iracondia, & la dissoluzione. Ma questo basti col por freno à molti impettuosi dell’animo; & alle voglie dissolute, che ad essere impatienti, & intemperanti, & dissoluto ci conducano.

P.
Assai mi contento di questo; ma quell’essere Gioviale, & Martiale che voi volete, pare tutto di soverchio, & se non mi renderete ragione rimaremo con cattiva opinione di voi. Ma lassando le burle, diteci da vero di gratia à che serve.
C.
Serve à questo, che se sarà Gioviale il cavallarizzo, sarà anco allegro, giocondo, piacevole, & atto à farsi amare da ciascuno, & massime da grandi; & molto meglio esserciterà l’officio