Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/22

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arte un mestiere. No: l’età de’ forti affetti e delle aspirazioni sublimi, l’età che più di tutte sente la libertà del pensiero, e meno di tutte sa adulare e mentire, la giovanezza è la più degna di levarsi alla contemplazione de’ veri ideali dell’umano sapere. Ma dico, che a noi massimamente conviene coltivar di buon’ora lo spirito di osservazione, il quale non è mica la stupida intuizione delle cose, ma è ginnastica intellettuale, che educa le facoltà tutte della mente a quella forza ed agilità, che le rende poi atte a’ liberi voli, è falce che sfronda gli errori dall’albero delle scienze, è lampada che guida il genio alle più grandi scoperte, e fa soffermare il Newton colpito in capo d’un pomo al lume di luna, e Galileo dinanzi all’oscillar d’una lampada, e il Redi sur un serpentello a due teste.

Facendomi dunque a descrivere l’origine e l’andamento della malattia cholerica in Barberino, non farò che ritrarre fedelmente quanto occhio vide e orecchio ascoltò; senza badare se tal fatto o talaltro comoderà più all’una che all’altra opinione; sarò parco quanto mai dir si possa in conclusioni, si che la verità emerga di per se libera e pura, anziché infrascata dalle mie parole: sicuro, che nella pochezza dell’ingegno mio avrò operato il meglio a pro della scienza, e quanto la coscienza mi richiedeva; sicuro, che co’ fatti quali figli ingenui e innocenti di natura nessuno vorrà prendersela; e sodisfatto abbastanza, se potranno quadrare da materiale buono e sicuro a coloro, che soli per potenza di mente e profondità di studii hanno diritto a edificare.

Intanto siami lecito qui esprimere non un mio giudizio, ma un presentimento, cui spero, per la bontà sua