Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/32

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Per la prima io solo non mi sentiva da tanto. Il medico nato delle anime è il sacerdote, il sacerdote, intendo, che sa informare pensieri parole e opere al modello evangelico. Mi rammentava dell’egregio Pievano Nesi, che fu una delle glorie del clero Toscano, e sarà nome sempre caro a’ Barberinesi; e confortato di buona speranza, mi recai dal superiore Ecclesiastico, raccomandando a lui, che dall’altare parlasse al popolo in nome della religione parole di conforto e di cristiano coraggio e carità. Il parroco parlò, e la sua voce fu intesa: io medesimo dettai, come il cuore ispiravatl poche parole, che affisse pubblicamente furono lette non senza frutto. Pregai a fare lo stesso anche il capo del municipio; ma rimase semplice preghiera! Bene si associò meco il Delegato di Governo in Scarperia Avvocato Giorgio Frati a visitare personalmente gli infermi più gravi, commiserandoli ed animandoli col linguaggio dell’affetto e della autorità.

Nè fia discaro, se mi dilungo qui un poco dal subietto principale, sciogliendo il debito della mia povera lode co’ buoni ecclesiastici di Barberino, Albertini Berli e Comucci, e col parroco di Vigesimo Toccafondi, giovane egregio di cuore e di mente, e caro di modi, il quale comecchè in più ristretto campo esercitò come gli altri degnamente il ministero evangelico. Tanto più commendevoli, ch’essi partecipavano in sommo grado del comune spavento, eppure mostraronsi sempre al loro posto fermi ed intrepidi; tanto più commendevoli, che il coraggio era per essi non un abito indurato ne’ pericoli, ma virtù tutta nuova, che doveano conquistare, a forza di vincer se stessi ogni momento. lo nominava e lodava di tutto cuore questi degni ministri di Dio: io non vitupererò