Pagina:Il cholera in Barberino di Mugello - Carlo Livi, 1855.djvu/35

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a’ medici le chiavi della morte e della vita, e noi le volgessimo soavemente serrando e disserrando. Ora siccome risparmiare delitti alla società è opera certamente più salutare e benedetta del punirli, così lo studiarsi, che un popolo intero non ammali, avanza di gran lunga in merito il curare qualche malato.

Sventuratamente in Barberino conveniva, come si suol dire, rifarsi dalla granata e spazzare. Sordida la via principale, sebbene selciata di recente; sordidissime, senza agevole scolo e bruttamente insozzate lungo i muri le anguste vie traverse; in certi angoli riposti poi ammassi di macerie e di letame da non si dire. Nelle case lo spettacolo era anche peggiore, e già toccai de’ depositi d’immondizie accumulati per ogni dove, delle stalle che molte sono in Barberino, stivate di concime, degli animali immondi ricovrati a dovizia, e di altri fomiti di emanazioni infeste. In compagnia dell’attivissimo Sig. Francesco Baroni priore del Municipio, e del capoposto della Gendarmeria, volli veder tutto e visitar tutto, e ovunque fu provveduta nettezza, ovunque furono lasciati ordini severi, e raccomandate abitudini più civili. Visite di commestibili e di bevande non erano state fatte da un pezzo in Barberino, ed una volli se ne eseguisse in pieno mercato. E siccome i sospetti principali cadevano su’ rivenditori di liquidi spiritosi, di tutte le bibite fu preso saggio, e commessane l’analisi chimica al Signor Piero Ajazzi Farmacista peritissimo, che ogni città si pregerebbe dir suo. Fortunatamente la risposta fu, che di quella sorta bevande avea da inquietarsi più la coscenza de’ rivenditori che la pubblica salute; tanta parte vi avea presa l’elemento acqueo per le lor mani. Nè era certamente