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IL CREPUSCOLO DEGLI IDOLI

che una delle conseguenze della diminuzione generale della vitalità: questo costa cento volte più di pena e di precauzioni di far riuscire una esistenza talmente sottomessa e così tardiva. Allora ci si soccorre reciprocamente, allora ciascuno è più o meno malato ed infermiere. Questo si chiama «virtù»: — tra gli uomini che conobbero una vita differente, una vita più abbondante, più prodiga, più esuberante si sarebbe chiamato diversamente, forse «viltà», «bassezza», «morale da vecchie»... Il nostro addolcimento dei costumi — è questa la mia idea, è questa se si vuole la mia innovazione — è una conseguenza del nostro indebolimento; la durezza e l’atrocità dei costumi possono essere, al contrario, la conseguenza di una sovrabbondanza di vita. Giacchè allora si può molto arrischiare, molto affrontare, ed anche molto sprecare. Ciò che una volta era il sole della vita sarebbe per noi un veleno... Per essere indifferenti — giacchè questo pure è una forma della forza — noi siamo ugualmente troppo vecchi e venuti troppo tardi: la nostra morale di compassione contro la quale io sono stato il primo a gettare l’allarme, questo stato di spirito che si potrebbe chiamare impressionismo morale, è piuttosto una espressione della sovreccitabilità fisiologica propria a tutto ciò che è decadente. Questo movimento il quale, con la morale di pietà schopenhaueriana, ha tentato di presentarsi con un carattere scientifico — tentativo disgraziatissimo — è il movimento proprio della decadenza in morale e come tale è vicino parente della morale cristiana. Le epoche vigorose, le culture nobili videro nella pietà, nell’«amore del prossimo»,


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