Pagina:Il crowdsourcing tra necessità di coordinamento e perdita di controllo.djvu/27

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pubblicazione erano risorse limitate. Ma ora non è più così, e il legame tra valore della notizia e pubblicazione è venuto meno. Ora le notizie possono raggiungere l’opinione pubblica prima di giungere alla stampa (come dimostra, per esempio, il caso WikiLeaks).
Secondo Benkler, è emersa una nuova economia dell’informazione in Rete (networked information economy) che sta sostituendo quella dell’informazione industriale. Ora le “azioni individuali decentrate – cioè le nuove e rilevanti condotte cooperative, coordinate per mezzo di meccanismi non commerciali […] che non dipendono da strategie proprietarie – giocano un ruolo molto più grande di quanto non […] avrebbe mai potuto essere nell’economia dell’informazione industriale” (Benkler, 2007, 4). Questo modello economico comporta nuove potenzialità sulla libertà e sulla politica: le reti di informazioni mettono a disposizione più conoscenza e più libertà di parola. Conseguentemente assistiamo ad un deperimento dei media broadcasting e ad un arricchimento delle sfera pubblica. Ciò permette alle persone di analizzare e infrangere il muro (prevalentemente linguistico/informativo) che divide politica e cittadini (Carlini, introduzione a Benkler, 2007).
Questa autonomia di pubblicazione comporta però corrispondentemente dei problemi, tutt’ora di difficile soluzione: come definire chi è giornalista/fotografo/ecc.? In base a quale limite stabilire chi dovrebbe godere dei diritti riservati alla categoria professionale? Si pone la necessità sempre più urgente di adattare giuridicamente alla nuova situazione i privilegi della categoria.
Inoltre la collaborazione in Rete pone problemi di diritti di proprietà intellettuale: “la nuova conoscenza si costruisce a partire da quella che c’è, copiando, incollando, migliorando” (Carlini, introduzione a Benkler, 2007). Come afferma Anderson, nella nuova cultura della cooperazione in Rete, copiare non è un reato, se si attribuisce correttamente la paternità dei contenuti/progetti. Questo è possibile, per esempio, tramite i Creative Commons1, licenze grazie alle quali un produttore decide esplicitamente di rinunciare ad alcuni dei diritti che ha su un proprio prodotto pur che esso sia utile ad altri. Tutto ciò mette in crisi il tradizionale sistema dei diritti di proprietà intellettuale, basato su copyright e brevetti.
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  1. http://www.creativecommons.it/