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Pagina:Il crowdsourcing tra necessità di coordinamento e perdita di controllo.djvu/72

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chiara), senza margini di interpretazione, adattabile alle diverse situazioni, non genitoriale, continuamente applicata.

È necessario poi stabilire quale tra le tipologie di moderazione sia la più adatta ai propri scopi. DeBaggis afferma infatti che l’anarchia è una forma di governo adatta solo per community mature e in grado di gestire da sole eventuali problemi interni; la maggior parte delle volte non è possibile lasciare i membri in tale situazione e diventa necessaria una forma di moderazione.
Esistono differenti livelli di moderazione:

  • moderazione a priori: è la tipologia di moderazione più rigida, che vede il moderatore come filtro di tutti i messaggi e conversazioni. Tale livello di moderazione non solo è impegnativo, ma ha uno scarso valore sociale in quanto rende difficile l’interazione tra i membri della community;
  • moderazione a priori con white list: in questo caso vengono filtrati solo i primi interventi; nel momento in cui una persona si crea una buona reputazione, entra a far parte della lista dei buoni, i membri che non necessitano di moderazione a priori. In questo modo i disturbatori (troll) possono essere individuati, controllati e bloccati;
  • moderazione a posteriori con rimozione: secondo questa tipologia, la pubblicazione dei messaggi è libera, ma quelli contrari alla policy vengono rimossi, fornendo a chi ha pubblicato il messaggio una motivazione. In questo modo i disturbatori non vengono bloccati, ma "conversati". Si tratta di una sorta di "anarchia con senso di responsabilità": ognuno è responsabile del proprio messaggio e il moderatore ha il ruolo di monitoraggio e di semplice punto di riferimento. È la forma che permette maggiore parità tra staff e community, oltre a essere la più simile a dialogo off line. Tale tipologia si adatta però a community in cui le regole sono poche e ben definite.


Oltre alla gestione della community, una pratica di social media marketing implica anche la gestione dello staff.
DeBaggis suggerisce di non dare in outsourcing (delegare a un’agenzia esterna) la gestione dei social media dell’azienda: l’instaurazione di un dialogo effettivo si basa