Pagina:Il crowdsourcing tra necessità di coordinamento e perdita di controllo.djvu/8

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Si porta quindi la definizione di crowdsourcing, con le relative classificazioni che gli autori attribuiscono ai diversi gradi e livelli di partecipazione. Tali classificazioni non sono del tutto coincidenti e lasciano aperto un problema relativo al limite di ciò che è classificabile come crowdsourcing1.

Il pre-requisito alla realizzazione di pratiche di collaborazione on-line è la diffusione dei media digitali. Si descrivono quindi quali cambiamenti, tanto sociali quanto economici, hanno portato queste nuove modalità di comunicazione. Da un punto di vista sociale, i new media creano la possibilità di realizzare una nuova forma di organizzazione sociale, non riconducibile alle due tracciate dalla tradizionale teoria dei costi di transazione (mercato e gerarchia), e che permette di superarne i limiti. Si tratta, appunto, di pratiche di collaborazione di massa (come le definisce Cottica) intraprese in maniera auto-gestita. Da un punto di vista economico, i new media permettono l’affermazione di un mercato non più soggetto a limitazioni sia dal lato dell’offerta che dal lato della domanda, un mercato dell’abbondanza basato sul concetto di coda lunga, teorizzato da Anderson. Tuttavia, tali tecnologie sono realmente abilitanti quando raggiungono un discreto livello di diffusione sociale. Quando questo accade però è possibile che gli individui si approprino di una tecnologia e ne modifichino l’uso e l’utilità: questa eventualità è nota come social drifting. Si descrive poi il primo caso di collaborazione di massa, che ha prodotto il sistema operativo Linux. Secondo gli autori tra i motivi del successo di Linux ha giocato un

  1. Nessuno degli autori specifica con precisione quali siano concretamente i limiti del crowdsourcing. La risposta a tutti gli effetti non è semplice, e probabilmente dipende dalle situazioni. Alcuni autori arrivano a definire come crowdsourcing anche le azioni che producono visibilità. Eppure, nonostante sia palese che senza condivisione il valore di molti progetti potrebbe rimanere sconosciuto, questa interpretazione di ciò che è definibile come crowdsourcing rischia di diventare pressoché onnicomprensiva nelle pratiche di web 2.0. Per questo motivo, in questa trattazione non si sono considerate le attività di livello zero di crowdsourcing, come like ecc., ma solo quelle che comportano un livello di organizzazione e attivazione degli interlocutori.