Pagina:Il diamante di Paolino.djvu/19

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— Bravo il mio gentiluomo! — esclamò il gioielliere vedendolo entrare. Noto con piacere che se la fortuna vi ha trattato bene, voi non mancate di fare onore ai suoi favori. Il diamante non è ancora venduto, ma fra poco l’affare sarà concluso, spero. Intanto, eccovi qui nuove anticipazioni, affinchè possiate continuare senza interruzione cotesto simpatico tenore di vita.

Così parlando, il gioielliere aveva nello sguardo una insolita e così fredda espressione di beffa che Paolo ne rimase stupito. Ma prese nonostante la nuova somma e se ne andò con passo svelto e con cuore leggiero.



La settimana dopo tornò a chiedere la medesima somma e lo stesso avvenne in capo ad alcuni altri giorni. I pranzi, le feste, il giuoco si alternavano con rapidità spaventosa, e il nostro marchesino era diventato l’idolo di tutti gli eleganti sfaccendati di cui pur troppo formicola Milano.

Quando si presentò l’ultima volta al Filippi per chiedergli nuovi denari, questi lo accolse con una risata aspra e maligna.

— Bravissimo! — esclamò — Bravissimo! Ella ha imparato a maraviglia l’arte di dar fondo a una miniera; in due mesi ha sprecato il patrimonio di un conte; è vero che lei è un marchese ecco le sue ricevute colla notizia poco lieta che io non sono riuscito a vendere il diamante. Resta perciò sottinteso che pel momento non posso darle altre anticipazioni.

— Possibile! — esclamò Paolo il quale aveva preso, appunto in quel giorno, parecchi impegni costosi.

— È possibilissimo, perchè è così.

— Ebbene, mi renda allora il mio diamante.