Pagina:Il diavolo.djvu/241

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La leggenda di Teofilo 233


La leggenda di Teofilo, non troppo opportunamente chiamato da taluno il Fausto del medio evo, risale al sesto secolo, e si trova la prima volta narrata da un Eutichiano, che si spaccia per discepolo di esso Teofilo, e afferma d’aver veduto co’ propri suoi occhi le cose che narra. In Adana, città di Cilicia, era un vicedomino, o vogliam dire economo di quella chiesa, uomo adorno di molte e rare virtù, chiamato Teofilo. Essendo venuto a morte il vescovo, il clero e il popolo di comune accordo, designan lui per succedergli, di che il metropolitano si mostra assai lieto; ma egli, allegando la insufficienza e indegnità propria, ricusa la nuova dignità, nè per esortazioni o preghiere si lascia smuovere dal suo proposito. È fatto un altro vescovo, il quale, contr’ogni giustizia e cagione, toglie l’ufficio dell’economato a Teofilo. Subito il diavolo comincia a usar le sue arti, e nel mite animo dell’uomo dabbene versa il fermento delle malvage passioni, suscita un’acre brama di grandezze e di onori. Teofilo va a trovare uno scelleratissimo ebreo, famoso stregone, gli narra l’ingiuria sofferta, gli apre l’animo suo,