Pagina:Il diavolo.djvu/324

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316 Capitolo undecimo

sul principiare del secolo IX un abate del monastero di Reichenau, giunse, scortato da un angelo, a certi monti d'incomparabile altezza e bellezza, che parevano essere di marmo, e cui cingeva da piede un grandissimo fiume di fuoco. In quell’onde era immensa una innumerevole moltitudine di dannati, e altri dannati erano in mille altri modi tormentati. In un gran fuoco si vedevano molti ecclesiastici, di vario grado, legati a certi pali, ciascuno rimpetto alla propria concubina, similmente legata, e l’angelo disse a Wettin che quei peccatori erano flagellati nelle parti genitali tutti i giorni della settimana meno uno. In un castello tetro e fuligginoso, dal quale denso fumo esalava, stavano prigioni alcuni monaci, ed un di loro era, per giunta, rinserrato in un’arca di piombo.


Ben più vario l’inferno veduto dal monaco Alberico in principio del XII secolo, quand’era ancora fanciullo. In una valle spaventosa molte anime stavano immerse nel ghiaccio, alcune sino alla caviglia, o sino al ginocchio solamente, altre sino al petto, altre sino al capo. Sorgeva