Pagina:Il laicismo (Riccardi).djvu/14

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A dimandare ci sprona l’amore dei poverelli, dei derelitti, di tutto il popolo, ed altresì l’amore dei ricchi e dei doviziosi, i quali di fare carità ed opere buone hanno dovere stretto. Noi come ministri di Dio loro ricordiamo questo loro altissimo dovere, procacciando insieme ad essi frequenti e preziose occasioni di santamente adempirlo.

Alcuno dirà che noi promoviamo il bene, ma a modo nostro; e predichiamo la carità, ma come l’intendiamo noi. Bella! Io rispondo. A modo di chi dovremmo noi intendere il bene e promuovere la carità? A modo dei framassoni, dei miscredenti e degli atei?

Noi il bene e la carità l’intendiamo nel senso vero e giusto, quale è unicamente il senso cattolico.

Appunto per ciò affermo essere la influenza del Clero sulle popolazioni, in qualunque campo si esplichi, oltremodo vantaggiosa e benefica. L’azione dei preti buoni e zelanti, come sono oggidì in massima parte, s’ispira non a motivi bassi, ad interessi meschini e personali, bensì a sincerità di alte convinzioni, a principii affatto superiori, a scopi suggeriti dalla fede e dalla religione cattolica. L’interesse dei preti è l’interesse di Dio, l’interesse delle anime redente da Gesù Cristo, l’interesse della moralità e della giustizia, dalle quali dipende pure l’ordine nelle famiglie, la prosperità di qualunque istituto ed il buon andamento dell’intiera società. Tutelare e promuovere tali interessi, sarà sempre il massimo beneficio che si possa procacciare agli individui ed alle nazioni.