Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/138

Da Wikisource.

— 136 —

*

Due giorni dopo, al Celio.

Un corridoio, affollato di borghesi: tutti giovanotti, e qualcuno anziano, che si arruolavano, come lui, volontari. Dovè attendere il suo turno: un paio d’ore. Qualcuno lo riconobbe. Vecchi compagni di scuola, il suo garzone di barbiere, un cameriere del Marinese. Ascoltò con rassegnazione delle lunghe chiacchierate. Un tale, bel tipo, vivace, elastico, inesauribile conversatore, reduce delle Argonne, raccontò episodi interessanti della guerra garibaldina in Francia.

Diceva:

— Era tempo di venire a morire per l’Italia! Possibile che gli italiani debbano battersi sempre su suolo straniero? – e fischiettava allegramente le canzoni dei Poilus.

Finalmente venne chiamato. Si cacciò in una piccola sala con un gran tavolo rotondo in mezzo, e incominciò a spogliarsi. Quando fu nudo completamente, i medici gli misurarono la statura, il torace, gli toccarono i testicoli, gli osservarono i denti, e gli ascoltarono il cuore, dettando allo scriba: — Altezza 1 metro e settantacinque..... cinconferenza toracica 1.10... dentatura sana... — A questo punto gli chiesero:

— Che cosa ti senti?