Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/200

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Un momento dopo si sentì un colpo sordo, come un sasso gettato a breve distanza. Poi un crepitio martellante metallico.

La mitragliatrice nemica, svegliata dal sasso, apriva il fuoco a ventaglio: voce serrata, battito di denti ugualissimi, pettine di acciaio che rastrellava la notte, tastiera percorsa da una mano febbrile con un ritmo pazzesco di ossessione.

Il sergente non tornava. Franco guardò dalla parte del rumore, vide la vampa dell'arma tra un mucchio di grossi sassi, all'altezza di un paio di metri, estrasse il notes, e aiutato dai razzi, fece un rapido schizzo della linea nemica. La mitragliatrice che sparava sul fianco dei nostri era individuata. In quel momento si accorse che il caporale usciva dalla buca per andare alla ricerca del sergente. Allora Franco si distese immobile, senza più guardar fuori. La mitragliatrice sparava, sparava sulla sua testa, ininterrotta.

Le «ffss» delle pallottole scivolavano, frusciavano come cavallette velocissime acuminate. Sembrava una danza di vesti di raso e di seta, che gli volteggiasse a pochi centimetri sulla testa, senza toccarlo.

Franco gustò tutta la gioia di essere immerso nel pericolo con tutto il suo corpo e con tutto il suo spirito. Ed ebbe in un baleno la misura di ciò che è la vita nel momen-