Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/214

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strano e irreparabile, e potè capire, con l'aiuto del suo istinto giovane e ringagliardito, che era lei che sbagliava, che svisava la realtà, che si sfibrava accanto alla vita senza avere il coraggio luminoso di entrare in essa, e che forse un giorno la vicinanza, la logica e il calore del suo sentimento, sarebbero riusciti a trionfare di quell'apparente irriducibilità, di quella donna che pretendeva rinunziare a ciò che non conosceva.

*

Una mattina di marzo, nella vecchia casa dei Crimi, a Ferrara, giunse una lettera, grande, elegante, azzurrina, dalla scrittura un po' tremolante ma aristocratica.

Era la vecchia zia Noemi, da tanti anni cittadina di Napoli, che scriveva alla madre di Glorietta, dopo un lungo silenzio.

Diceva, zia Noemi, che ormai si era rassegnata a sapersi vicina alla tomba, e che, sentendosi troppo sola, voleva fare quegli ultimi passi della sua vita appoggiandosi al braccio di una creatura giovane e vezzosa, che sarebbe stata naturalmente l'erede della sua non disprezzabile fortuna. In sostanza ella chiamava Glorietta presso di sè, con la coscienza di sacrificarla, ma con la prospettiva