Pagina:Il mio cuore fra i reticolati.djvu/218

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devano e che volevano far ridere. Si snodò per le scale, s'incanalò per i corridoi, giunse al secondo piano, si fermò davanti alla porta dell'ospite.

Glorietta, senza pur togliersi il cappello da viaggio, si era appoggiata alla finestra, contemplando lo spettacolo inverosimile del golfo ammaliatore, nel quale le vele, bianche come ali, erano l'unico palpito di fresca primitività. Tutto il resto aveva la totale accensione della violenta atmosfera meridionale, dove anche le cose semplici e pure si arroventano di passione. Senza saperlo, Glorietta seguiva con trepidazione l'oscillare di quelle alucce natanti sul mare, e le pareva che dovessero essere ad ogni istante sommerse nell'azzurro carico e profondo dei flutti, o rapite dall'altro azzurro suggestivo del cielo.

Era come angosciata dalla sorte di quei piccoli lembi bianchi, quasi che ad ognuno di essi fosse attaccato un filo della sua anima.

Si picchiò all'uscio, ma poichè la contemplatrice era troppo distratta per udire, la colonna mattacchiona spalancò la porta, si rovesciò nella stanza, e Glorietta stordita, spaventata come una lodola presa alla pania, si lasciò afferrare da dieci braccia, portare in trionfo giù per le scale, tra i fiori, le risa, le acclamazioni, l'entusiasmo inguantato di quella folla godereccia.