Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 69 — |
tami via, mio eroe, uomo mio caro, fa di me ciò che vuoi, ma portami via, portami via...
Franco riflettè un poco. Poi rispose, preso da una concitazione violenta:
— Ebbene sì. Partiremo. Andremo a Roma. Vivremo là, nella mia casa. È ancora tutto a posto, come due mesi fa, quando l'ho lasciata. Rinunzierò all'Università, ciò non m'interessa. Tu vivrai con me......
Maura era già ai suoi piedi, gli stringeva le ginocchia.
— Grazie...
— Però, ascolta, Maura. Io non sono ricco. Ho consumato tutto quello che possedevo. Non mi resta che una piccola rendita. Come potrai tu, abituata al fasto...
Ella gli chiuse la bocca con una mano.
— Taci. Io lo detesto questo fasto, quest'oro pesante di schiavitù. Io non voglio che l'amore. Tu non dovrai darmi altro. E poi, tutto ciò che vedi qui è mio, questa villa, questi abiti, questi mobili, tutto mi appartiene, mi è stato donato da lui con atto legale. Io venderò tutto, realizzeremo molto denaro, e lo faremo durare. E poi, quando sarà finito, io lavorerò, saprò guadagnare. Tu non conosci il mio talento: so danzare e cantare. Potrei essere un numero stupendo al Varietà.