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l’Heideggero[1], del nostro celebre Mazzocchi[2], e di altri citati dal Simonis[3].
Conosciutissimo e riverito oltremodo fu il bosco di cipressi che formava una delle delizie del celebre sobborgo di Antiochia, denominato Dafne. Ne fanno menzione e Libanio[4] e S. Giovanni Crisostomo[5] e Sozomeno[6] e Procopio[7], citati dal Gotofredo nelle sue annotazioni al codice teodosiano[8], e lo stesso erudito osserva che nella tavola peutingeriana vedesi anche quel celebre boschetto indicato col disegno di taluni alberi. È notevole cosa, per ciò che saremo per dire di poi, come era quel bosco riputato sacro ad Apollo, al quale credevasi recarsi oltraggio ove si recidessero i cipressi che il componevano[9]. Sotto i principi cristiani questo motivo medesimo avendo forse esposto il bosco alle devastazioni de’ novelli credenti, furon necessarie più leggi per impedirle, e le leggiamo tuttavia ne’ due codici Teodosiano[10], e Giustinianeo[11], oltre ad essersene conservata memoria
- ↑ Histor. patriarch. Ex. 17, 3.
- ↑ Spicil bibl. ad Gen. VI 14, et add. ad etym. vossian. v. Cupressus, sotto la qual voce possono vedersi le altre etimologie che il Vossio ne addita.
- ↑ Lex. hebraic. voce גפר
- ↑ De vita sua p. 76, 77 et in Antiochico p. 380 381 edit. Morell.
- ↑ Homil. 17 ad popul. antioch. de statuis eversis.
- ↑ Lib. V cap. 19.
- ↑ Persicor. lib. II cap. 11 et 14.
- ↑ Ad lib. X tit. I leg. 12.
- ↑ Liban. 1. c. p. 77.
- ↑ Lib. X tit. 1 de jure fisci.
- ↑ De cupressis ex luco Daphnensi vel perseis per Aegyptum non excindendis vel vendendis. Lib. XI tit. 77.