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SECONDO.
Ni diuemin li Suiti, £ [t pur qui fio', poco , Refii l’eternità, che ni fauelle : O' s’tltro premio chiedi ; Ne le tue piaghi impreff*, Dcgnamircì ti fia t'rpra tua fleti* .
Con differì figuì lofio frà tutti Vn breut mormorio di dolci accenti, Chi còfirmòtfuàto il buon Padre efprcffe.
Nìco.O' fpettacol ita degno di mirarji Da quanti occhi giammai fermò Nature.
Mor. £/ li mirando con fraterno affetto hor queflo,hor quello,in vn girar di ciglio, Dolcemente fornfc, i volto al fine Alloiator primiero:ì ver,cht troppo, Dijfe, io foffn nel glonofo acqutjla : Ma l'amor ch'ai mio petto arde, i sfamila, Quafi che mi tonuince , Chi far vie più pelea di quel, c'hò fatto ; £ par,chi dica : Ah così lofio alfine Giungi de la grand'opra r i parli moli»
Vna volta morire 1 Credi lù,cht tri chiodi, e vn picciol Ugno Bifli à sfogar quel gran defio ,ch’io accifi Nel tuo tenero cor,quando ci nacquit Però,fi bene il fangue,il dolor mio Tù fouerchio al bifogno,ch'vna drammU-i Xlfer prezzo potè* di mille Mondi j tù nulla,ò poco al gran de fio dii con, Men che poco alt’amori : Onde farti contento Ben miHt,etriiltevo'te Ripormi in Croce à più erudii tormente .
