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SCENA QUARTA, irr Facciata la prou/t, i terminiam la liti* lo vuò tirar due colpi,e fe v'vccido, Sareti ceni voi d'effer merlali : Si non v’offendo, ie mi vi dò per vinta.
Che vi par del diffido! M. ì.lrte ne ptloi; Perche ci contentiam di quel,che’l Citlo Hà prefiffo di noi. M. Dunqui credete , Ch’io lafdar delia i miti (rigion fuggire Horhe l’hò colto 1 Ecco le voflre tombe, Tornate à ricadimi, che fionuìtne Ch'efcano i morti à fpauentan i viui.
M. i* Se'l Signor tèi permette,ecciti pronti, Che cotender co Morti e vn pazzo ardire.
A?» Ma cheì è io viua fcn,poffo dar colpi Mortali ì Io teme,ehi con quefl afalce Non vi prolunghi ancor la vita, e gli anni.
Hor vuò partir: che con voi perdo il tempo, E meglio è hauer la mia vittoria incerta, Che la perdita art a-, eS> ecco il terzo Maggior nemico , eh'à fuggir mi affretta.
Quefii à l'vhima ttade,io nomò à pena Se morirà, fi fia dubbiofo il varco : Ond'immortai creduto anco è da molti, £ fe pur morirà, forfè tl [epolcro- So(o haurà injer’a, e le reliquie in Ci eh.
Mifera, ch’à mio danno anco da lungi Son cofiretta à veder le mie fumture.
M l. Lodilo tl Cui, cheti partita alfine Quefl a pefle del modo. M.i.Hor chi fia qf!o Gioitane, che pian pian ci viene incontro, Tanto lodilo da la Morte fi e fia t M, t ► Hor chi concilio haurà di lui la vita t H 4 AT-