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SCENA TERZA. ij Ceni. Dil nomilo mio Dio forfè faucHi ?
Mor.i.Prt* dì ogni tempo fit,ch'eterno nacque De 1’ììlerno fuo Padre al feno eterno.
Cent lo l’ho per t.ile.e so.ch’À morte è giurilo Per nostro ben, m.i non capifco il modo.
1XIor.i.Nela carne et Joffri tiratij, e martiri, Refio libero,e fciolto, Ciò che dal Citi difctfe ; E chi morir potè*,la mone effife.
Cofi dura bipenne In man di braccio nerboruto , e forte Tronco vital fotienteye ftie,e fende j Ma il Sol siti tronco fparfo Co' gratti colpi fuoi nulla s’offende .
Cent, Ma come app true vincitrice,e vini* La morte à vr. tempo 1 com’egli poteo Vincer morendo,e hauer palma,e ciprejfo fi Se quello e’I vincitore, Che refi a viuo e pcnlitor (hi muore ?
Mor.x.'Era la Morfei la battaglia intenta Là foura’l monte.e trionfar credea ; Ch'era gà preffo :l fuo nemico àmorie'.
Raccogliendo le /foglie tlla ne gita* Del ferito guerrit \perche n’ergeffe A la poiientà nobtl trofeo, I l'unito il crine al tormentalo Chrifio ; Ld ella non ne perde vn piccini pelo, Efene adorna il cranio ignudo,efecco .
Scorticato} 1‘ Agnello : ella fi copre Dell <* pHi di lui l’aride membra.
Per d’egli ilfangut>ell% fe’l ir end e,e fpa rg « Per U fue vuote e facimale vene ■ Vedi, come pian pian fciocca s'huhìv** £ Ch