Pagina:Il mortorio di Christo.djvu/78

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SCENA SESTA. $} Del {acro peno eterno pregio hai tolto.

Vi dunque deaerarmi} uhi non fia nari Non fi»,che vinca il mio mortai difetto 1‘immortai tua Bontà, ni l'infinito Demerto miol’tmmenfìtate ecceda Ve’ merli tuoi; che già ribaldato ilfegno 3 Poiché con modi si [fupendi curi Huom,che tanto t’offe(e\ e morto auttiui.

Chipria t'vccife-,tco'l tuo [angue latti , Chi?aprì'lpeno, e'I[acrohumorr.etrafft'.

Crederò, fperarò: s" altro dimandi, Dettalo al cor ;eh'io I'effequifco * vn tratto»

Vuoi ch’io pianga il mio irrorivi piagtrsi* Accetti l’amor mio} fon tutto foco. (fri* Noi1 ifdegni 1 miti don t dotti me[hffo.

Cerchi [angueper [angue 1 ecco la vita t Cht la confagro à mi Hi morti hor hor a'.

Se vuoi quel che non ho,dà quel che vuoi ; Z ciò che vuoi fteuramente chiedi.

Mif, Ond’i, che tanto la fortuna applaude A' vn condennato reo,chepende in Croct\ CrJ anco mono l'effalta, anco per Dio Lofà [limar da [empiicene genti} Jone morto, nè viuo vnqua l’amai, Ni l'amerò giammai : Ma come immotil fcogito, Giudeo,qualfemfrt fui,tal tfìcr voglio) Sold, Deuoto Gioumelto, io vò partirmi: Ni da la Madre dimandar perdono Mifoffre il cor, ni meri toglier congedo J Ch’in lei piaga maggior, che nel fuo figlio Jmprejft,ahi crudo:e reftar qui fartbb* tiù nel fuo peno innacerbir la doglia : C 3 Tante .-