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Andrea s’inchinò. La bocca della signora si aperse ad un sorriso, che sembrò misterioso poichè la lucentezza del velo nascondeva il resto della faccia.

Quindi la marchesa presentò Andrea a Don Manuel Ferres y Capdevila. Poi disse, accarezzando i capelli della bimba che guardava il giovine con due dolci occhi attoniti:

― Ecco Delfina.

Nel phæton Andrea sedeva di fronte a Donna Maria e a fianco del marito. Ella non aveva ancor svolto il velo; teneva su le ginocchia il mazzo di Ferdinando e di tratto in tratto lo portava alle nari, mentre rispondeva alle domande della marchesa. Andrea non s’era ingannato: nella voce di lei sonavano alcuni accenti della voce di Elena Muti, perfetti. Una curiosità impaziente l’invase, di vedere il volto nascosto, l’espressione, il colore.

― Manuel ― dicea ella, discorrendo ― partirà venerdì. Poi verrà a riprendermi, più tardi.

― Molto tardi, speriamo ― s’augurò cordialmente Donna Francesca. ― Al meno fra un mese; è vero, Don Manuel? Anzi la miglior cosa sarebbe d’andar via tutti in un giorno. Noi resteremo a Schifanoja sino al primo di novembre, non più oltre.

― Se la mamma non m’aspettasse, resterei volentieri con te. Ma ho promesso di trovarmi in tutti i modi a Siena pel 17 d’ottobre, ch’è il natalizio di Delfina.

― Peccato! Il 20 d’ottobre c’è la festa delle donazioni a Rovigliano, tanto bella e strana.

― Come fare? S’io mancassi, la mamma