Pagina:Il piacere.djvu/228

Da Wikisource.

― 216 ―

forza, perdono anche qualche parte della loro realtà. Guardate il mare, la giù. Non dà imagine d’un’atmosfera piuttosto che d’una massa d’acqua? Mai, come nel settembre, le alleanze del cielo e del mare sono mistiche e profonde. E la terra? Non so perchè, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una bella donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo d’un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. È un’impressione giusta? C’è qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di settembre.

Erano quasi alla fine del sentiere. Certe erme aderivano a certi fusti così da formar con essi quasi un sol tronco, arboreo e lapideo; e i frutti numerosi, taluni già tutti d’oro, altri maculati d’oro e di verde, altri tutti verdi, pendevano in su le teste de’ Termini che parean custodire alberi intatti e intangibili, esserne i genii tutelari. ― Perchè Andrea fu assalito da una inquietudine e da un’ansietà improvvise avvicinandosi al luogo dove, due settimane innanzi, aveva scritto i sonetti di liberazione? Perchè lottò fra il timore e la speranza ch’ella li scoprisse e li leggesse? Perchè alcuni di quei versi gli tornarono alla memoria distaccati dagli altri, come rappresentando il suo sentimento presente, la sua aspirazione presente, il nuovo sogno ch’egli chiudeva nel cuore?


“O voi che fate tutti i venti aulire,
che avete in signoria tutte le porte,
io metto a’ vostri piedi la mia sorte:
Madonna, me ’l vogliate consentire!„