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― Dove mettereste voi questi due cassoni? Vedete: li ha trovati Mumps a Lucca. Le pitture sono del vostro Botticelli. Dove mettereste questi arazzi?

Andrea riconobbe i quattro arazzi della Storia di Narcisso ch’erano alla Vendita del cardinale Immenraet. Guardò Elena, ma non incontrò li occhi di lei. Una irritazione sorda lo prese, contro di lei, contro il marito, contro quelli oggetti. Egli avrebbe voluto andarsene; ma gli convenne mettere in servigio dei cónjugi Heathfield il suo buon gusto; gli convenne anche sofferire l’erudizione archeologica di Mumps, ch’era un collezionista ardente e che volle mostrargli qualcuna delle sue raccolte. Egli riconobbe in una vetrina l’elmo del Pollajuolo, e in un’altra la tazza di cristallo di rocca appartenuta a Niccolò Niccoli. La presenza di quella tazza in quel luogo lo turbò stranamente, gli fece balenare allo spirito folli sospetti. Era dunque caduta in mano di lord Heathfield? Dopo la famosa contesa che non ebbe esito, nessuno più si occupò del cimelio, nessuno tornò alla Vendita, il giorno dopo; l’eccitazione efimera languì, si spense, passò come tutto passa nella vita mondana; e il cristallo rimase al contrasto di altri. La cosa era naturalissima; ma in quel momento ad Andrea parve straordinaria.

Ad arte, egli si fermò d’innanzi alla vetrina e guardò molto la coppa preziosa dove la storia d’Anchise e di Venere scintillava come intagliata in un puro diamante.

― Niccolò Niccoli ― disse Elena, pronunziando