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mentanei, una sorta di ansietà lo traeva verso la casa di lei.

― Io torno a casa ― rispose. ― Passiamo per la via Nazionale. Accompagnami.

Da allora egli non ascoltò più le parole dell’amico. Il pensiero di Donna Maria lo dominò tutto. Giunto d’innanzi al Teatro ebbe un momento d’esitazione, non sapendo se scegliere il marciapiede di destra o quel di sinistra. Egli voleva scoprire la casa leggendo i numeri delle porte.

― Ma che hai? ― gli chiese il Muséllaro.

― Nulla. T’ascolto.

Guardò un numero e calcolò che la casa doveva essere a manca, non molto lontana, forse in vicinanza della Villa Aldobrandini. I grandi pini della villa apparvero leggeri nel cielo stellato, poichè la notte era gelida ma serena; la Torre delle Milizie levava la sua mole quadrata, cupa fra le stelle; le palme, che crescono su le mura di Servio, al chiaror de’ fanali dormivano immobili.

Pochi numeri mancavano a raggiunger quello segnato sul biglietto di Don Manuel. Andrea trepidava come se Donna Maria fosse per venirgli incontro. La casa era, infatti, vicina. Egli passò rasente il portone chiuso; non potè tenersi dal guardare in su.

― Ma che guardi? ― gli chiese il Muséllaro.

― Nulla. Dammi una sigaretta. Affrettiamo il passo, chè fa freddo.

Percorsero la via Nazionale fino alle Quattro Fontane, in silenzio. La preoccupazione di Andrea era manifesta. L’amico gli disse: