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gentiluomini lo guardasse con una certa curiosità maliziosa.

― E come?

― Galeazzo era presente, anzi giocava allo stesso tavolo.

Il principe Secínaro si mise a raccontare le particolarità.

Andrea Sperelli non affettò l’indifferenza. Ascoltava anzi con un’aria attenta e grave. Disse, infine:

― Mi dispiace molto.

Rimase pochi altri minuti nel crocchio; salutò quindi gli amici, per andarsene.

― Che via fai? ― gli domandò il Secínaro.

― Torno a casa.

― Ti accompagno per un tratto.

S’incamminarono in giù, verso la via de’ Condotti. Il Corso era un lietissimo fiume di sole, dalla piazza di Venezia alla piazza del Popolo. Le signore, in chiari abbigliamenti primaverili, passavano lungo le vetrine scintillanti. Passò la principessa di Ferentino con Barbarella Viti, sotto una cupola di merletto. Passò Bianca Dolcebuono. Passò la giovine sposa di Leonetto Lanza.

― Lo conoscevi tu, quel Ferres? ― domandò Galeazzo allo Sperelli ch’era taciturno.

― Sì; lo conobbi l’anno scorso, di settembre, a Schifanoja, da mia cugina Ateleta. La moglie è una grande amica di Francesca. Perciò il fatto mi dispiace molto. Bisognerebbe cercare di dargli la minor possibile publicità. Tu mi renderesti un servigio, ajutandomi...

Galeazzo si profferse con premura cordiale.