Pagina:Il podere.djvu/16

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odore d’iodioformio. Quell’odore toccò l’animo di Remigio. Luigia esclamò:

— Poveretto! Tu, Remigio, non hai visto le sue gambe sfasciate!

Gegia fece un gesto di orrore; Dinda si asciugò gli occhi. Allora, Remigio appoggiò la testa ai ferri del letto e stette zitto: mentre quel che facevano dinanzi a lui gli pareva di vederlo da tanto tempo.

Giacomo era abbastanza ricco. Nato da un fattore, che gli aveva lasciato circa ventimila lire, era riuscito a triplicarle. Mortagli la moglie, madre di Remigio, prese con sè una ragazza di campagna facendola passare per serva. Poi, per mettere in pace i pettegolezzi, sposò Luigia, che allora era una zitella piuttosto matura: doveva ereditare un poderetto ed era stata la sarta della prima moglie. Prese anche, perchè gli avrebbe fatto comodo, la figlia d’una sua nipote: aveva allora dodici anni e si chiamava Ilda.

La sera stessa del matrimonio, Luigia si raccomandò a Remigio di volerle bene e di dirle tutta la verità delle chiacchiere che si facevano; e il figliastro le confermò i sospetti su Giulia. Ella pianse e si fece promettere da Giacomo che l’avrebbe mandata via; ma, invece, dopo pochi mesi, Giulia prese sempre di più il sopravvento; e Giacomo si divise di letto dalla moglie.