Pagina:Il podere.djvu/178

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XX.


Il tipografo Corradino Crestai, detto Ciambella, non aveva pensato a sposare Giulia altro che dopo la morte del Selmi; benchè l’avesse conosciuta parecchio tempo prima in casa di Fosca. Non ne era nè meno innamorato; ma, tra le ottomila lire che gli avrebbero fatto comodo, e l’amicizia che s’era raffermata per la circostanza del processo, egli credeva di doversene innamorare. Lavorava in una piccola e vecchia tipografia, dove c’era una macchina sola; che un uomo robusto mandava, facendo girare una gran ruota.

Qualche giorno prima dell’udienza, Fosca gli aveva detto:

— Perchè non viene tutte le sere a casa nostra?

Egli rispose:

— Ho paura di dare noia. Così, dopo mangiato, me ne vado subito a letto. Ma da stasera, verrò.

Giulia lo fece mettere a sedere e gli domandò se ora si sentiva bene; perchè, una volta, gli capitava di svenire durante la giornata. Egli rispose tutto contento: